mercoledì 19 settembre 2007

Dal medico

“Permesso…”
“…”
“’sera. Chi è l’ultimo?”
“Dovrei essere io, visto che sono l’unica persona ad attendere in questa sala d’aspetto”
“Beh, sa… magari c’è qualcun altro, tipo in bagno, e…”
“No. Solo io”
“Ah, bene, così facciamo in fretta. Il dottore c’è?”
“No. Dovrebbe essere qui a momenti”
“Ah, bene. Speriamo non ci faccia aspettare tanto, eh?”
“Già”
“Uh, che caldo, fuori, vero? Meno male che qui c’è l’aria condizionata”
“Già”
“Cosa sta leggendo di bello?”
“Da quando è arrivato Lei più nulla”
“Ha ragione, meglio fare quattro chiacchiere, parlare del più e del meno”
“Ecco, meno parliamo meglio è; preferirei leggere”
“Anch’io sa? Anche a me piace leggere. La sera, prima di addormentarmi, do sempre una sbirciata alla pagina delle corse dei cavalli”
“Capisco”
“Però non gioco mai. Leggo solo i nomi dei cavalli, ha presente?”
“No, non ho presente. Leggo altro di solito, io…”
“Ah, ma dovrebbe sa? Certe risate! Ieri ho letto nomi come “Fetta Biscottata”, “Infradito e Pareo”, “Mazzancolle al burro” e “Puzzi Come Un Somaro””
“Capisco. Io leggo “Il Sole 24 Ore” o il “Times”…”
“Non li conosco, questi due… Poi do una scorsa anche ai necrologi. Sa com’è, quando si diventa vecchi come me viene la curiosità di vedere fino a che età sono campati gli altri. Una specie di gara a chi se ne va più tardi, ha presente? Una competizione. Le dirò, sono messo abbastanza bene, in classifica, sa? Vuol sapere quanti anni ho?”
“No”
“84. E sono ancora in gamba come quando ne avevo 80! Mi cucino, mi lavo, mi stiro, tutto da solo”
“…”
“Come mai è qui?”
“Mi serve una ricetta”
“E che cosa vuole cucinare? Scusi, scusi, ah ah ah ah … sono un burlone nato, non ci faccia caso, le battute mi escono così, spontanee. Per cosa le serve?”
“Cosa?”
“La ricetta”
“Un analgesico”
“Le fa male da qualche parte?”
“Come ha fatto a capirlo?”
“Beh, è in uno studio medico, le serve la ricetta per un analgesico… è facile! Pensi, io sono anni che non prendo medicine. Ho qualche acciacco, è vero, ma mi basta un bicchiere di vino e mi rimetto in sesto. Almeno, questo prima che mi venisse la cirrosi epatica. Lei beve?”
“Moderatamente”
“Ah, no, io certe bevute! Il vino è uno dei piaceri della vita, come il cibo e il sesso”
“Capisco”
“Lei mi sembra uno a cui non interessa tanto il cibo, uno che mangia solo perché deve alimentarsi”
“In un certo senso…”
“Sa cosa dicono gli esperti? Guarda come uno mangia e saprai come fa all’amore. Mi sa che lei non fa molto all’amore…”
“Non capisco da cosa lo capisce, scusi”
“Beh, basta guardarla: colorito grigio, espressione triste, spalle cadenti. Non ha l’aspetto di un tombeur de femmes…”
“A parte il fatto che ho questo aspetto perché non sto molto bene, se mi consente, poi le posso dire che nessuna si è mai lamentata delle mie prestazioni”
“Ma lei ha mai domandato?”
“Cosa?”
“Se erano contente”
“Ma… certo che no, diamine! Le pare che domando “Allora, ti è piaciuto?” e magari mi faccio anche dare un voto per la prestazione?”
“Bah, io lo faccio sempre. Faccio compilare una scheda con un tot di domande, così almeno so se devo migliorare in qualcosa oppure no”
“Beh, non è nel mio stile”
“In vita mia sa quante ne ho castigate?”
“Senta, ma che termini usa?”
“Ma sì, castigate, sbattute, trapanate… Solo che adesso con questa prostata che fa un po’ di capricci… Sa perché sono qui?”
“No, ma posso immaginarlo. Prostata?”
“No, emorroidi. Però sono anche venuto a farmi togliere il catetere, quello che mi hanno messo dopo l’operazione all’ernia inguinale. E’ comodo, sa? Se non fosse per il bruciore al pisello vorrei poterlo tenere sempre. Se ti scappa, in qualunque posto tu sia non devi scappare in bagno. Anche adesso sto pisciando. Non è buffo? Senta, senta qui dove ho il sacchettino, che calduccio…”
“Ma per favore!!! Non mi interessa sentire… sapere… insomma, essere informato dei sui malesseri!”
“Beh, ma scusi, siamo in un ambulatorio medico, di cosa dovremmo parlare, del tempo?”
“Io stavo leggendo, prima che lei arrivasse…”
“Faccia, faccia, non mi dà fastidio. Sono tollerante, io, sa? Mica le ho detto “che palle, mi disturba che legga, mi dà fastidio il fruscio delle pagine e lo sbattere delle sue palpebre”. O no?”
“No, difatti, non l’ha detto, però non mi ha più lasciato leggere, con tutte le sue chiacchiere”
“E’ perché facevo il cronista, da giovane, oltre che il digiei. Si dice così, oggi, vero? Digiei”
“Sì, Si dice Dee-Jay”
“Lei lo pronuncia diverso…”
“Sono sfumature”
“Beh, come le dicevo, io facevo il cronista sportivo, ecco perché sono abituato a parlare. Vuole sentire come facevo il cronista?”
“No, vorrei legg…”
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaamicci, rieccoci di nuovo in onda per l’ennesima puntata di…”
“Le avevo detto di NO! Lo capisce l’italiano? No, enne O”
“Beh, comunque è così che mi sono venute le emorroidi. Stavo troppo seduto”
“E allora perché non sta in piedi, adesso?”
“Perché ho dei calli fastidiosi ai mignolini dei piedi”
“E di afonia ha mai sofferto?”
“Afonia? Cos’è?”
“Le è mai andata via la voce?”
“Ah, sì, uh, tante di quelle volte…”
“Non è che se la farebbe venire ora, in questo preciso istante, così potrei FINALMENTE LEGGERE????”
“Sa che secondo me lei dovrebbe farsi prescrivere anche dei calmanti?”
“Ero calmissimo, prima che arrivasse lei. Beato come un bimbo nella culla. Leggevo ed ero contento, nel silenzio e nella penombra di questo ambulatorio”
“E allora, scusi, se le piace leggere al silenzio e nella penombra, perché non è RIMASTO A CASA SUA???”
“Perché mi serve UNA RICETTA”
“Questo lo so, me l’ha detto prima”
“Allora perché me l’ha chiesto?”
“Perché è venuto qui a leggere, l’ha detto lei! A casa non ce li ha i libri? O le riviste? Esistono le edicole, sa?”
“Leggo mentre aspetto che arrivi il dottore, mi sembra ovvio”
“Sembra ovvio a lei! Io quando sono qui ad aspettare chiacchiero del più e del meno”
“Io invece voglio leggere!!”
“E legga, no? Chi glielo impedisce? Il medico? … hmpf… gh… ah ah ah ah ah ah che burlone che sono, mi faccio simpatia da solo, se non mi conoscessi spererei di avere un amico come me”
“Io no”
“Beh, per forza, nemmeno io vorrei un amico musone come lei”
“Non intend…. Lasci perdere”
“Sì, ma se io lascio perdere chi vince?”
“Senta, sa cosa le dico? Vado a fare due passi, torno più tardi. Le lascio il posto, contento?”
“Ce l’ho già, un posto, è quello su cui sono seduto, non vede?”
“Intend… per la visita… dal medico… prima di me…”
“Beh, se lei se ne va mi sembra OVVIO che passo io, per primo”
“… vado. Non c’è verso di capirsi, con lei”
“Visto che se ne va, posso leggere la rivista che stava leggendo lei?”

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