venerdì 21 novembre 2008

La classe non è acqua

“Sbrigati, tesoro, o faremo tardi alla premiazione”
“Ma sei proprio sicuro che sia lì dove ti hanno detto?”
“Certo che sì. Mi hanno mandato una mail riepilogativa, mi hanno chiamato e confermato tutto persino con un telegramma”
“Eppure a me suona così strano...”
“Perché? Non hai letto? Guarda: “la signoria vostra è invitata alla serata di gala che si terrà in occasione della XIII Sagra del Cavolo Verza, durante la quale verrà premiato per il racconto vincitore della 1° edizione del Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Montalto Dora”
“Ma da quando in qua si premia qualcuno durante la sagra del Cavolo Verza, scusa?”
“Non lo so, ma io il premio l'ho vinto e vado a ritirarlo”
“E se fosse tutta una presa in giro?”
“Ma perché, scusa?”
“Ma dai! Magari è uno scherzo organizzato da quei tuoi amici deficienti con cui vi divertite a farvi sempre gli scherzi”
“Di chi parli? Del Gianlu, del Gianfri e del Giangi?”
“Ecco, già il fatto che degli uomini vicini alla cinquantina, con annessa pinguedine e riporto brillantinato, si chiamino ancora con dei diminutivi così idioti dovrebbe farti riflettere...”
“E' che tu non hai fiducia in me, nelle mie capacità”
“Beh, considerato che l'ultima volta che siete usciti sei ritornato a casa indossando dei vestiti che non erano i tuoi, con un perizoma leopardato in testa a mo' di benda ed eri completamente depilato, forse qualche dubbio sulle tue capacità intellettuali potrò averlo, no?”
“Ah, sì! Che spasso quella volta!”
“Spassoso anche il fatto che il “Gianfri” sia stato ricoverato d'urgenza per infarto al miocardio dovuto ad un eccesso di risa?”
“Eh, quella volta lì c'è mancato poco che non morisse dalle risate”
“Beh, comunque io continuo a non essere convinta di questa cosa”
“Ma perché? Se fosse stata la sagra della Pesca Nettarina sarebbe stato meglio? Ti saresti fidata?”
“Avrei avuto dei dubbi lo stesso ma quasi sicuramente meno”
“Insomma, spiegami che cos'hai contro il cavolo verza”
“Ma niente... cioè... dai, puzza!”
“E tu mettiti il profumo”
“Come se bastasse! Ma se sei tu che quando cucino il cavolfiore ti aggiri per casa con una molletta fissata sul naso per non sentirne l'odore!”
“Per una sera farò buon viso a cattivo gioco”
“Se lo fai per una sera sappi che dovrai farlo anche per il resto della tua vita”
“Quanto la fai lunga... comunque vedrai che non ci sarà puzza. Vuoi che durante una serata di gala si possa stare in una stanza che puzza di cavolo verza?”
“Beh, quella volta che hai vinto il maialino da latte durante la sagra del Cicciolo, abbiamo cenato praticamente in una stalla...”
“Sei sempre pronta a lamentarti. Cos'hai mai vinto tu? Eh? Cosa? Eh?”
“... Ma secondo te, devo mettere il vestito da sera o è meglio un tailleur poco impegnativo?”
“E' una serata di gala, metti il vestito lungo da sera”
“Quello con le paillettes?”
“Quello con le paillettes”
“Spero solo che la cena non sia composta solo ed esclusivamente di piatti a base di cavolo verza”
“Perché?”
“Come perché? Il cavolo verza fermenta e produce... insomma, dai... fastidiosi movimenti intestini!”
“Sei la solita fissata”
“Fissata? Ti sei forse dimenticato quella volta, al matrimonio new-age di mia cugina, dopo aver mangiato il tofu ai borlotti, in che modo gli hai fatto gli auguri? Hai intonato “Perchè è una brava ragazza” a suon di scoregge!!”
“Eh eh eh eh ... Quella volta ho davvero superato me stesso. Mi hanno fatto la ola persino i camerieri del ristorante...”
“Promettimi che stavolta ti conterrai”
“Non posso promettertelo. Se l'ambiente è favorevole potrebbe anche ricapitare”
“Ricordati che sei lì per essere premiato! Durante una serata di gala!”
“Sì, ma pur sempre nell'ambito della Sagra del cavolo verza! Se la cosa fosse stata più, come dire, snob, probabilmente avrebbero fatto la premiazione durante la consegna dei nobel per la fisica o per la pace! Invece saremo alla sagra del cavolo verza e si sa, quando la verza chiama...”
“Oreste, te lo dico chiaro e tondo: fammi fare un'altra figuraccia e io ti lascio”
“Ma se tuo padre non faceva altro che ripetere “Tromba di culo, sanità di corpo”! Cosa vuoi che sia? E' pur sempre una cosa naturale. Scommetto che scoreggia persino il Papa”
“Cosa mi tocca sentire... Meriteresti una scomunica”
“Beh, se dovesse accadere, spero me la diano in occasione della sagra del Raperonzolo, almeno”
“Sì, figurati se esiste una sagra simile!”
“Certo che sì, mia bella ignorantona... dalle parti di Forlì-Cesena”
“Sarà. Ma almeno, si può sapere per cosa ti premiano?”
“Te l'ho detto, ho scritto un racconto”
“Tu? E da quando in qua sai scrivere?”
“Dalla terza elementare”
“Intendevo dire... scrivere racconti! Mica ci si improvvisa così da un giorno all'altro!”
“Beh, mi sono fatto ispirare dal bando di concorso. Ho scritto la storia di un cavolo verza che viene abbandonato in autostrada dai suoi padroni perché dovevano andare in ferie e non potevano portarlo con loro...”
“Omamma! Perché, povera bestiola?”
“Perché puzza”
“Ma allora vedi che ho ragione??? Lo dici pure nel tuo racconto che puzza!”
“Ma nel mio racconto si parla per metafore”
“Cos'è che sono?”
“Le metafore? Non lo so, l'ho visto scritto da qualche parte e l'ho usato. Mi piace il suono che fa... metafore... metafore”
“Forse sono parenti delle meteore”
“Ah, probabilissimo”
“Beh, e cosa succede a questo povero cavolo verza abbandonato?”
“Niente, in pratica viene raccolto da un malvivente che spaccia caramelle all'assenzio fuori dagli uffici postali di Casalpusterlengo e che lo piazza a fare il palo durante una rapina alla Cassa Rurale ed Artigiana di Calolziocorte. Solo che il cavolo verza quella volta lì si distrae perché vede passare un cavolino di bruxelles di cui si innamora follemente. Peccato che il cavolino di bruxelles è la fidanzata segreta del questore di Brindisi, che era in trasferta a Casalpusterlengo, in visita al suocero malato di gotta. Il cavolo verza, preso dalla disperazione, tenta il suicidio gettandosi sotto un TIR di provenienza ucraina alla cui guida c'è un camionista turco affetto da onicofagia che, in un momento di distrazione, gira a sinistra invece che a destra imboccando, quindi, la strada opposta a quella presa dal cavolo verza, salvandogli la vita ma solo per 10 secondi, perché il cavolo verza, visto il repentino cambiamento di rotta del Tir, torna sui suoi passi ma viene investito dall'auto che aveva lasciato accesa fuori dalla banca che il malvivente stava rapinando e a cui avrebbe dovuto fare da palo. I proprietari del cavolo verza, il giorno dopo, leggono sul Corriere della Val Trompia la notizia della fine infausta del loro povero cavolo verza e, presi dal rimorso che attanaglia le loro viscere, fondano un'associazione di amanti della bagna cauda, intitolandola a lui”
“Sniff... sob... ma com'è bello, Oreste! Sembra un po' quel film, com'è che si chiama? Via col vento”
“Eh, in effetti, dai... un po' ho preso spunto, eh?”
“Scusa, sai, se ti ho offeso, prima. Non potevo sapere che avevo un marito così bravo e acculturato. A me è sempre sembrato che non sapessi scrivere. Quando compili i vaglia per l'abbonamento a “Camionista felice” leggo sempre di quelle castronerie! Ma il tuo racconto è davvero bello, bello, bello”
“Grazie Giusy. Adesso però finisci di prepararti che non voglio arrivare tardi”
“Son proprio contenta, guarda. Anzi, secondo me non potevano premiarti da nessun altra parte che a quella sagra lì. Un racconto così pieno di sensibilità... meglio che non ci ripenso, sennò mi cola il trucco”
“Beh, oddio... magari un piccolo sforzo potevano anche farlo, gli organizzatori. Potevano chiamare quello là, quel regista famoso... Spilberg e vendergli i diritti per un film”
“E vabbè, dai. Durante il discorso di premiazione glielo butti lì come suggerimento”
“Brava Giusy! E voglio Cluni nella parte del cavolo verza”
“Cluni!!! Omamma se è bello quell'uomo lì!”
“E voglio il film in cinemascope e voglio la colonna sonora suonata dai Bitols”
“Ma Oreste! Mi sa che i Bitols sono morti!”
“Sei sicura?”
“Sicurissima”
“A me sembrava che Pol Mecarti fosse ancora vivo...”
“Ma no, ti stai confondendo. Senti, cosa usiamo per andare alla premiazione? L'Ape o il furgone?”
“Giusy!! Ma ci dobbiamo far compatire? Andiamo col furgone, no? L'Ape! Ma ti pare che andiamo con l'Ape? Metti che dobbiamo portare a casa un premio, dove lo mettiamo? Davanti assieme a noi non ci sta, lo dovremmo mettere nel cassone e se poi si rovina? Invece sul furgone c'è abbastanza spazio, no?”
“Hai ragione! Hai sempre ragione, tu. Senti, visto che tanto si mangerà gratis, se porto un po' di contenitori? Così portiamo a casa qualcosina per domani, no?”
“Ah, adesso che puoi sbafare gratis, ti va bene anche il cavolo verza?”
“Lo facevo per te, che sei delicato di naso. A me piace il cavolfiore, figurati se non mi piace il cavolo”
“Va bene. Ma portane pochi che non voglio che succeda come l'ultima volta, alla riunione di condominio a casa del ragionier Bellati, che ti sei portata dietro il carrello della spesa e ti si è rovesciato mentre attraversavamo il cortile, che sua moglie, gentilissima, ti ha anche aiutato a rimettere tutto nel dentro...”
“Ma dai, Oreste! Per chi mi hai preso? Andiamo ad una serata di gala, ne porto solo due o tre”
“Brava Giusy. E ricordati che non è carino pulirsi i denti con lo stuzzicadenti. Almeno usa il tovagliolo”
“Ma io non ci riesco a pulirmi i denti col tovagliolo!”
“Ma no! Metti il tovagliolo davanti alla bocca se usi lo stecchino!”
“Ah. Ecco. Parla chiaro, no?”
“Uff... sei pronta?”
“Sì”
“Possiamo andare?”
“Sì”
“Hai chiuso il gas?”
“Sì”
“Hai dato da mangiare alle galline?”
“Sì”
“E al maiale?”
“Uh! Mi son dimenticata”
“Vabbé, tanto fino a domani non muore. Anche perché è domani che dobbiamo insaccare...”