giovedì 20 settembre 2007

Evacuazioni

Dliiiin Dloooooooooooooon…
“Buongiorno”
“’ngiorno, dica”
“Vorrei uno scovolino per il cesso”
“Perché, sua moglie non le basta?”
“Come scusi?”
“Niente. Come lo vuole?”
“Beh, uno scovolino… normale”
“Si fa in fretta a dire “normale”. Col manico lungo o corto?”
“Mah, direi… lungo”
“Sì, ma lungo quanto? Si faccia misurare…”
“Misurare? Ma perché?”
“Come perché? In base alla lunghezza dell’avambraccio so quanto dev’essere lungo il manico dello scovolino. Immagini la scena: lei tira lo sciacquone mentre sta usando lo scovolino, se il manico è corto è matematico che si bagnerà la mano e parte dell’avambraccio, se invece è lungo non rischierà di schizzarsi. Inoltre, lei è sposato? Ha figli? Perché in base a queste variabili devo rifare i calcoli e…”
“Guardi, non stia ad impazzire… Non esiste un manico standard?”
“No, la Ideal Standard non fa gli scovolini per il cesso”
“Ma no! Intendo dire… ci sarà pur un modello che va bene per chiunque, no?”
“Lei è uno che si accontenta, eh? E’ come dire che la carta da culo è tutta uguale. C’è chi ha il culo irritabile, chi ce l’ha peloso, chi ce l’ha sensibile… Comunque, contento lei, vada per il manico “modello chicchessia”. Di che colore è il suo bagno?”
“Ma che importanza ha?”
“Scusi, non vorrà mica che le venda un prodotto che fa a pugni con le piastrelle del bagno o coi sanitari, vero? Metta che venga a trovarla qualcuno, che faccia i bisognini nel suo bagno, veda lo scovolino che le ho venduto, poi le domandi da chi l’ha comprato e successivamente costui vada in giro dicendo che lei ha comprato uno scovolino orrendo nel MIO negozio… Io che figura ci faccio? Ho un nome, una clientela affezionata, una credibilità…”
“Verde! Anzi, verdino chiaro. Cioè, le pareti sono rivestite di piccole piastrelline di tipo mosaico color verde acqua perlaceo, mentre il pavimento è rivestito in ceramica verde più scura, ma tono su tono. I sanitari sono bianchi”
“Perfetto. Allora possiamo giocare su un contrasto acceso, che colpisca. Un colpo d’occhio eccezionale… che ne dice di Rosso alba infuocata o Blu cina o Arancio fenicottero al tramonto?”
“Verde non si può avere?”
“Suvvia, è ba-na-le! Un po’ di coraggio, un po’ di inventiva, si lasci andare alla creatività…”
“Arancio fenicottero al tramonto”
“Perfetto. Il suo bagno è esposto a nord o a sud?”
“Senta, se avessi saputo che era così complicato usavo le mani!”
“Liberissimo, ma giacché lei è qui, nel mio modesto negozio, io cerco di soddisfarla al meglio”
“Beh, se vuole soddisfarmi mi venda uno scovolino per il cesso!”
“E’ quello che sto cercando di fare, ma lei non me ne dà la possibilità”
“… dove eravamo rimasti?”
“Quante volte va in bagno, al giorno?”
“No, senta, scusi, ma addirittura dirle quante volte vado di corpo questo no…”
“Ma è importantissimo, per me, saperlo! Se lei, per esempio, è stitico e frequenta il bagno in maniera “pesante” solo un paio di volte la settimana, allora le posso dare uno scovolino con setole sintetiche a durata limitata, tanto l’uso è davvero esiguo nel tempo. Se invece lei è un assiduo frequentatore, putacaso un paio di volte al giorno, allora la mia scelta cade su uno scovolino con setole animali, più resistenti. Che so? Peli di facocero trattate alla resina epossidica, aghi di istrice rivestiti di poliuretano…”
“Una. Ci vado una volta al giorno”
“Oh, visto? Non era difficile. Mangia piccante?”
“No, soffro di ulcera”
“Ah-ah, abbiamo delle patologie!”
“Ma che patologie e patologie, è solo ulcera”
“In questo caso le devo dare lo scovolino auto-igienizzante a ioni attivi, che spazza via dal suo water ogni residuo di batteri e scorie che possano trasmettersi ad altri componenti della famiglia o, eventualmente, amici in visita”
“Senta, ma lei fa il ferramenta o il farmacista?”
“Eh, caro signore, le dirò… se avessi potuto continuare gli studi ed iscrivermi all’università probabilmente avrei fatto filosofia…”
“Non avevo dubbi”
“Come mai?”
“Uno che parla di culo e scovolini con tanta leggerezza non poteva fare che il filosofo…”
“Mi sembra di cogliere una leggera nota ironica nelle sue parole…”
“Noooooooooooooooooooooo… si figuri! Parlo sul serio. Insomma, questo scovolino ora me lo da o no?”
“Ora? Adesso? Subito?”
“E sennò quando, scusi?”
“Beh, ma per il suo scovolino ci vuole minimo una settimana!”
“Una sett… Ma le pare che posso aspettare una settimana andando a cagare senza lo scovolino, mi scusi???”
“Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee quante storie! Cosa dovevano dire, allora, i nostri avi, che dovevano farla nei prati, pulendosi le regali terga con le foglie di vite?”
“Ma i tempi son cambiati, adesso, però!”
“Appunto! Vuole uno scovolino in graziadiddio? Ci vuole una settimana, minimo”
“… è la sua ultima parola?”
“Ultima”
“Perfetto. Lei dove abita?”
“In… che… senso?”
“Beh, non avendo uno scovolino a casa mia e non volendo lasciare quegli orribili residui di batteri nel water, rischiando così l’incolumità della mia famiglia nonché quella degli amici in visita, non mi resta altro da fare che venire a “depositare” nel bagno di casa sua!”
“Beh, adesso…”
“E considerato che ho moglie e tre figli, credo che il suo bagno sarà notevolmente frequentato”
“Questo in plastica bianca col manico lunghezza media, prezzo euro 5,00 le può andare bene?”
“Perfetto!”
“E di questo ordine, allora, che ne facciamo?”
“Se lo ficchi su per il…”
“Stracciato!”
Dliiin Dlooooooooooooooooon…

mercoledì 19 settembre 2007

Pubblicità

Musica di sottofondo. Due amiche sedute sul sofà.
Lei 1: "Guardati, sei uno schianto, qual'è il tuo segreto?"
Lei 2: "Scopo un casino"
Lei 1: "UAU, ti prego, dimmi come si fa, illuminami d'immenso, erudiscimi, anche io voglio diventare come te!!"
Lei 2, ammiccando sorniona: "Beh, innanzitutto devi darla"
Lei 1: "Ma Darla chi, quella di Biutiful?"
Lei 2, pazientemente: "No, cara, darla voce del verbo dare..."
Lei 1: "Ah, intendi "dire, fare, baciare"?"
Lei 2, meno pazientemente: "No, gioia, dare nel senso... hai presente quando qualcuno ti presta qualcosa? Ecco, poi devi ridarla, giusto?"
Lei 1: "Ah, no, io non presto nulla, e se poi non mi torna indietro?"
Lei 2, cambiando posizione nervosamente: "Tesoro, non ti sto dicendo che devi prestarla tu, era solo un esempio"
Lei 1: "Cioè devo darla per esempio?"
Lei 2, con voce leggermente alterata: "Ma sì, puoi anche fare così, magari la prima volta la dai per esempio, poi scopri che ti piace e la ridai ancora..."
Lei 1: "Però prima me la devono restituire, giusto?"
Lei 2, un po' più nervosa: "Ma non se la portano mica via, resta sempre lì, dove vuoi che vada?"
Lei 1: "Ma chenneso dove va, saranno fatti suoi, no?"
Lei 2, quasi sull'isterico: "Non può andare da nessuna parte, sciocca, la usi, la fai usare e stop."
Lei 1: "Ecco, vedi, mi fai preoccupare. Dove va? E con chi? Ma soprattutto, perché a me non dice niente?"
Lei 2, sgranando tanto di occhioni: "Oh, ma hai bevuto l'Idraulico liquido o sei scema di tuo? Chi va? E dove?"
Lei 1, alterandosi anche lei: "Oh beota, và che sei tu che mi hai detto che la dai, la presti, te la restituiscono poi va e torna senza dire niente"
Lei 2, incredula: "Tu sei pazza!"
Lei 1: "E tu sei vacca"

Dal macellaio

"Buongiorno, vorrei del roastbeef bello tenero"
"Subito, signore. Ecco qui, questo le piace?"
"Sembra bello, faccia due etti, due etti e mezzo. Tagliato sottile".
"Certamente, signore. Ecco qui. Si scioglie in bocca. Così la sua signora stasera sarà contenta"
"Non sono sposato"
"Beh, la sua fidanzata... Non vorrà mica dirmi che si mangia tutto questo ben di Dio solo soletto, no?"
"A prescindere che non devo giustificarmi con Lei se una sera ho voglia di mangiare due etti, due etti e mezzo di roast-beef da solo, ma non ho la fidanzata..."
"Capisco - ammiccando - allora stasera sesso e basta, eh?"
"... senta, o sono io che non mi spiego oppure è Lei che non vuol capire... saranno affari miei cosa faccio stasera o no?"
"Guardi che non c'è nulla di male a fare del sano sesso. Anche senza amore, sa?"
"Gliel'ho già detto, stasera niente sesso, non ho moglie, non ho fidanzate, non ho amanti, mia madre è morta, sono il settimo di otto figli tutti maschi e non mi tira manco l'uccello, ok?"
"... sono tre etti, che faccio, lascio?"

Servizio Assistenza Guasti

Da: Genuflessa Carmelitano
A: Servizio Assistenza Guasti (SAG)

Oggetto: Lampadina bagno donne fulminata.

Gentile Signor Sag, alle ore 11,30 circa del giorno attuale ovverossia oggi stesso medesimo, la sottoscritta entrava furtivamente nell'atrio del bagno donne sito al primo piano dell'edificio PoliPlast ed apriva la porta del bagno piccolo per espletare le normali funzioni fisio-biologiche attinenti al suddetto luogo e nel mentre che faceva la suddetta operazione di apertura porta udiva con le proprie medesime orecchie e padiglioni auricolari un suono ben distinguibile che andrò a descrivere come un "tac", che portava allo spegnimento totale e globale dell'intero bagno, con conseguente disagio per la collega che già trovavasi all'interno del bagno adiacente, quello più grande e spazioso che contiene anche il bidet, o più semplicemente chiamato "sciacquapalle", ma che non so dire chi fosse inquantoché già trovavasi nel bagno prima dell'accidente verificatosi.

Soluzione proposta dal compilante:
Cambiare la lampadina? Controllare il quadro elettrico? Cambiare fornitore? Farci espletare le funzioni fisiologiche ognuno a casa propria?


Da: Genuflessa Carmelitano
A: Servizio Assistenza Guasti (SAG)

Oggetto: Lampadina bagno donne fulminata.

Gentile Signor Sag, essendo ca si verificò il caso poc'anzi descritto e nella fattispecie il blecaut dell'illuminazione del bagno delle femmene e avendo dovuto espletare la circostanziata emissione corporea nel bagno dei masculi - e con estrema circospezione acciocché nessuno vedesse che mi recavo meco - sono ad informarLa che la luce nel bagnetto, piccolo assai, è di nuovo spenta in quanto credo, presumo, immagino o aqnche solo suppongo si fulminasse la lampadina. Fermo restando l'urgente riparazione di tale increscioso accidente, inquantoché impossibilitate a vedere dove si "versa" si rischia di non centrare il buco, sentitamente la ringrazio. Stia sereno che a tutto c'è rimedio meno che alla morte.

Soluzione proposta dal compilante:
Cambiare la lampadina? Mio cugino fa l'elettricista, interessa?


Da: Genuflessa Carmelitano
A: Servizio Assistenza Guasti (SAG)

Oggetto: Lampadina bagno donne fulminata.

Bentornati all'ennesima puntata di "Volta, questo sconosciuto". Anche oggi parleremo della fulminazione delle lampadine in specie nei bagni delle femmene, ca pare che succeda sempre e solo lì e mai altrove. Poniamo, presempio, che nel bagno delle donne piccole... nel bagno piccolo delle donne posto al piano primo dell'edificio PoliPlast vi siano tre lampadine aloggene atte ad illuminare i sottostanti lavandini e poniamo, per assurdo, ma che tanto assurdo non è, essendosi verificato immantinente, che uno di essi si sia fulminato, presempio il secondo a partire dalla porta d'entrata, ovverosia il faretto centrale, la domanda che sorge spontanea è:
- considerati i fattori meteorologici di vento, umidità e pressione;
- considerate le incognite x e y variabili e non quantificabili (crepi la varizia, ci metto pure la variabile k);
- considerate quante persone in questo medesimo istante stanno cantando l'Aida
quanto tempo ci vorrà a sistemare l'accidente?

Soluzione proposta dal compilante:
Se cambio la lampadina con le mie proprie mani e vi porto lo scontrino fiscale, mi ridate i soldi? Mio cugino mi ha spiegato come si fa...

In memoria (concorso Porsche Italia)

Gnut non si poteva certo definire un ragazzino sveglio. Lo si intuiva già dal nome, che significava “Piccola Costola di Basatosauro”.
A causa del suo nome veniva spesso preso in giro dai compagni di scuola che, molto poco affettuosamente, lo chiamavano PiCiDiBi.
In pratica succedeva questo: appena qualcuno lo vedeva arrivare lo apostrofava così: “Ehi, PiCiDiBi, ti sei pettinato con una mandibola di Tricopesauro, stamattina?” oppure “Guardate, PiCiDiBi stamattina ha indossato il perizoma al contrario!”. Il problema era che lui, boccalone come pochi, ci cascava sempre. Si controllava i capelli nel primo specchio d’acqua che incontrava o verificava di avere davvero indossato il perizoma nel verso giusto, togliendolo e rimettendolo.
Gnut era poco sveglio, è vero, ma questo non significava che non fosse in grado di capire quanto fossero sadicamente antipatici i suoi compagni di scuola. Tra l’altro, la sua non si poteva nemmeno definire mancanza di attenzione, bensì pigrizia.
Anche quella mattina Gnut uscì di casa. Oddio, chiamarla casa forse era troppo ottimistico, considerato che si trattava di un antro maleodorante sotto una montagna di roccia. Comunque, come ogni sacrosanta mattina, Gnut uscì di casa per recarsi a scuola.
La lezione, quel giorno, prevedeva un’ora di arte rupestre, una di pesca al Patraxius Virescens, specie di pesce gatto con zanne simili a quelle di un mammuth, però più piccole, e quattro poderose zampe a 12 dita, con artigli lunghi circa 3 centimetri l’una (anche se Gnut non aveva idea di quanto fosse lungo un centimetro, perché le unità di misura non erano ancora state inventate, era certissimo che la lunghezza fosse quella) con cui queste bestie repellenti e squamose usavano squartare le prede, infine una di “socializzazione”, che consisteva nel fatto che uno a caso veniva preso di mira dai compagni – e guarda caso era sempre lui – e mentre tutti, con profonda coesione e concordia d’intenti, gliene combinavano di ogni, questi, ovvero Gnut, doveva anche ringraziarli di essere stato il prescelto.
Il programma scolastico non aveva molte variabili, all’epoca, perché a parte imparare a cacciare e a sfuggire ai predatori, la vita preistorica non offriva granché.
A questo proposito, Gnut si ritrovava spesso a sognare ad occhi aperti e immaginava come sarebbe potuta essere la vita se fosse esistita la musica, o gli aperitivi, o il Sudoku.
Quella mattina, mentre era assorto in una di queste sue visioni immaginifiche (stava sognando di sfogliare qualcosa dal cui centro si srotolava l’immagine di una splendida creatura di sesso femminile in posa audace e senza pelle di Streptosauro!) raggiunse la scuola con un leggero ritardo, accorgendosi che i suoi compagni, che a quanto pare riuscivano ottimamente nella materia di socializzazione, stavano decidendo quale scherzo fargli.
“… fango e piume di Cretivarius già fatto, dobbiamo trovare qualcosa di più divertente, di più… creativo!” disse Uauf, un ragazzino tarchiato con la fronte bassa e piatta e la mandibola prominente.
“Che significa creativo?” chiese Worg, che non era sveglio nemmeno lui ma possedeva una forza fisica talmente sovrumana che nessuno si sarebbe mai permesso nemmeno di fargli “bù!”.
Uauf guardò Worg con un’espressione che aveva tutta l’aria di essere “quanto sei cerebroleso?” ma che, immediatamente dopo aver riconsiderato la stazza dell’amico, si trasformò in un sorriso: “significa… più divertente di più divertente”.
Worg lo guardò con aria perplessa e passarono un sacco di silenziosi minuti durante i quali Uauf sperò che Worg capisse, ma, consapevole che nulla sarebbe successo, distogliendo lo sguardo riprese il discorso: “Che ne dite di legarlo per i piedi con una liana, appenderlo a testa in giù e immergerlo nel lago dei Xumantiret?”
Gli Xumantiret, per chi non lo sapesse, sono parenti prossimi delle foche, tutt’altro che giocherelloni come si può giustamente pensare; non essendo ancora anfibi vivono sott’acqua e si procurano il cibo schiaffeggiando, con le loro enormi pinne laterali a spatola, le prede che si recano al lago ad abbeverarsi. Quando queste, stordite, cadono in acqua, per loro non c’è più scampo.
Capirete dunque perché Gnut, al termine di quelle parole, girò immediatamente sui tacchi, o meglio sui talloni, e decise che quella mattina avrebbe saltato la lezione.
“E’ ora di finirla con questa storia” disse fra sé e sé Gnut, “sono stanco di questa situazione grottesca. Quanto ancora dovrà durare?”
Gnut si fermò stupito: aveva appena inventato una nuova parola, “grottesco”! Pur ritenendo di aver fatto una cosa grandiosa, non ritenne però produttivo correre dai compagni per comunicare la storica invenzione e proseguì nel cammino.
Passeggiando, rimuginava sul da farsi, spremendosi le meningi nel tentativo di riuscire a trovare qualcosa che, finalmente, lo facesse risultare interessante agli occhi degli amici. Pur non avendo minimamente idea di che cosa fosse l’autostima e men che meno l’ego, riteneva che, se avesse avuto un’idea geniale, se avesse fatto una scoperta clamorosa o un’impresa storica, tutti avrebbero smesso di pensare che fosse un po’ tonto.
Non era tonto, si disse, era solo lento.
“C’è chi capisce tutto al volo e chi no. Io faccio parte della tribù dei no, di quelli che le cose gliele devi spiegare, che so? dieci, cento, mille volte. Ah! – esclamò, bloccandosi di nuovo e stupendosi per aver inventato anche quest’altra parola – ma quando poi le capisce non le dimentica più”.
Mentre con estrema lentezza terminava di formulare questo pensiero, un suono attirò la sua attenzione.
“Ehi tu!”
Fermandosi, fece scorrere lo sguardo per la foresta e la vallata, ma non vide nessuno. Vide solamente un enorme uovo di stercodattilo, che aveva riconosciuto perché il programma scolastico dell’anno prima prevedeva, appunto, il riconoscimento delle uova di dinosauro.
Pensando che il suono fosse frutto della sua immaginazione – “devo stare più attento a ciò che penso”, pensò – si rimise in cammino.
“Ehi tu, ho detto!”
Questa volta non c’erano dubbi, quel suono era reale, qualcuno aveva parlato.
“Non posso essere stato io – disse a voce alta Gnut – perché avevo giusto finito di pensare che devo stare attento a ciò che penso”
“Infatti sono stata io, idiota!” esclamò di nuovo la voce.
Osservando meglio, Gnut si accorse che di fianco all’enorme uovo di stercodattilo era seduta una femmina. Lentamente, le si fece incontro.
“Dici a me?” chiese Gnut, ma si rese conto troppo tardi di aver fatto una domanda stupida e di aver confermato, così, l’impressione data.
Sollevando lo sguardo al cielo con aria di sopportazione la femmina disse: “No, sto dicendo al Creptosauro dietro di te…”
Gnut si girò di scatto e fu, forse, la cosa che riuscì a fare più velocemente da quando era nato: “Dove? Come? Chi?”
La femmina si coprì il viso con le mani, scuotendo la testa con rassegnazione, poi, togliendole e guardandolo negli occhi gli disse: “Tu devi essere quello sveglio, vero? Ho sentito parlare spesso di te”.
Le orecchie di Gnut cominciarono a diventare rosse e calde e presto il rossore e il calore si estesero al collo e alle guance.
Con un improvviso moto di orgoglio, ben sapendo, però, di essere in difetto, esclamò: “E’ quasi certo che ti sbagli”
La bocca di lei si increspò in un sorrisetto sarcastico: “Quasi, certo. Piuttosto, vieni ad aiutarmi, se ci riesci”.
Avvicinandosi, Gnut si accorse che la femmina era immobilizzata perché aveva il vestito, o meglio la pelle di fittopardo, incastrata sotto l’enorme uovo.
“Perché non ti togli la pelle?” le chiese.
“Che splendida domanda! – esclamò lei – Forse perché non ho con me una lama tagliente, non essendo il ferro ancora stato inventato, e perché il mio vestito è talmente incastrato sotto questo coso che non riesco a togliermelo!”
“Giusto. Volevo solo vedere se eri preparata. Quindi cosa devo fare?” chiese Gnut, sentendosi sempre più stupido.
“Vediamo – riprese lei – forse potresti prendere quel pezzo di legno laggiù e potresti cercare di fare leva sotto l’uovo per provare a spostarlo”.
“Mi hai tolto le parole di bocca” ribadì Gnut cercando di essere il più credibile possibile, anche se sapeva benissimo che dopo avrebbe dovuto chiederle cosa intendeva dire con “fare leva”.
Recuperò il pezzo di legno, ne saggiò la resistenza e fece altre due o tre cose che, sperò, potessero farle credere che fosse un esperto in materia. Ne morse un pezzo, masticandolo con aria meditabonda e inghiottendolo con fatica, lo fece roteare in aria e infine ci camminò sopra riuscendo incredibilmente a mantenere l’equilibrio. Soddisfatto, la raggiunse.
Si guardarono per un po’, lui col bastone in mano, lei con la consapevolezza che da solo non ci sarebbe mai arrivato, quindi con dolcezza, con lo stesso tono che userebbe una mamma col suo bambino di quattro anni, disse: “Bene, ora prendi quel pezzo di legno, inseriscine un’estremità sotto l’uovo in corrispondenza della mia pelle di fittopardo e con entrambe le braccia produci una spinta verso il basso sull’altra estremità per cercare di spostare l’uovo”.
L’espressione vacua sul volto di Gnut fece presagire alla femmina che il lavoro sarebbe stato lungo e difficile, poi lui miracolosamente si scosse e gridò: “Fare leva!”
Aveva capito, aveva capito, e senza bisogno di chiedere!! Fece come lei gli aveva spiegato e dopo aver sudato sette pelli di snorf, riuscì a spostare l’uovo e a liberare la femmina.
Finalmente libera lei poté alzarsi e si sgranchì il corpo con delle mossette così graziose che Gnut ne fu estasiato.
“Come ti chiami?” le chiese.
“Mi chiamo Dralic, che significa Luna Che Danza Nel CieloTrapunto Di Stelle”
“Ah!” esclamò lui. “Posso chiamarti ElleCiDiEnneCiTiDiEsse?”
“No” rispose gelida.
A quella risposta Gnut capì che non era buona cosa insistere.
Non sapendo cos’altro fare, Gnut si guardò intorno e, schiarendosi la voce, disse: “Bello, qui, vero?”
“Bello per quanto possa essere bella una foresta equatoriale incolta, piena di animali pericolosi, priva di una toilette decente e di un supermercato” rispose lei ironicamente; poi riprese, con tono più dolce: “Comunque grazie, sei stato davvero gentile ad aiutarmi”.
Gnut gonfiò il petto. Non gli sembrava vero di essere riuscito a fare qualcosa di utile e per giunta tutto da solo. Sorrise, appoggiò con finta disinvoltura un braccio sull’uovo e poco prima di riuscire a dire sicuramente qualche sciocchezza, l’uovo si spostò e lui scivolò a terra.
Dralic rise, dapprima in maniera discreta, poi sonoramente. Gnut si rialzò, ormai consapevole di essersi giocato qualsiasi possibilità di risultare sessualmente appetibile vista la sua goffaggine e, incurante del rossore che di nuovo stava per salirgli al volto, diede uno spintone all’uovo.
Questi, trovandosi su un terreno leggermente in pendenza, cominciò a rotolare lentamente.
“Eppur si muove!” Esclamò lui, senza minimamente immaginare quanto, molte centinaia di anni dopo, quella frase sarebbe stata importante.
“Vedo” osservò lei “e con questo?”
“Sta… rotolando” proseguì lui.
“Diamine, che osservatore preciso e sagace sei!” lo schernì Dralic.
“Grazie, – rispose lui, non capendo minimamente l’ironia insita nella frase – faccio del mio meglio”. L’espressione sul volto di lei era inequivocabilmente quella di una persona che sta pensando “ma perché, perché gli idioti capitano tutti a me? Cos’avrò mai fatto di tanto grave in una mia vita precedente, sempre che prima di questa ne sia esistita un’altra, per meritare ciò?”. Intuendolo, le orecchie di Gnut ricominciarono a diventare rosse e calde e, prima ancora che il tutto si estendesse al resto della faccia, lui pensò: “Devo assolutamente dire o fare qualcosa di geniale, qualcosa che ancora nessuno ha mai detto o fatto o non riuscirò mai ad accoppiarmi con questa femmina!”
“Rotola verso il fondo valle, - ribadì – grazie al moto cinetico dovuto alla pendenza del terreno circostante. Questo significa che un oggetto di forma sferica o ovoidale, se posto su una superficie inclinata, a causa della forza di gravità riceverà una spinta pari alla sua massa che lo farà muovere da un punto X ad un punto Y, che chiamerò retta. In questo caso, l’uovo si muoverà di moto proprio e subirà un’accelerazione sempre più grande man mano che proseguirà nel suo tragitto. Ma, se prendiamo lo stesso uovo e lo posiamo su una superficie completamente piana, per muoverlo avremo bisogno di una spinta che sia pari alla sua massa più uno. Precisazione: mentre un oggetto di forma irregolare e avente spigoli, che possano essi farlo assomigliare ad un cubo, parallelepipedo o oggetto senza una forma ben descritta, può comunque rotolare, ma solo se prima al corpo stesso è stata applicata una spinta, un oggetto di forma concentrica rotolerà con moto proprio se posto su una superficie inclinata. Tutto ciò, però, presuppone un moto indipendente che non potrà essere controllato, quindi se volessimo dare al movimento una direzione ben precisa e definita, ritengo utile predisporre un foro, al centro dell’oggetto, ed inserire in esso un altro oggetto, che chiamerò asse, con cui gestirne il percorso. Ergo: tutto ciò che si muove ruota, ed ecco perché io questa invenzione la chiamerò ruota!”
Darlic, che durante tutta la spiegazione non aveva capito una beneamata fava ma era rimasta affascinata dalla sicurezza con cui Gnut aveva esposto questa sua scoperta, esclamò con un filo di voce: “Puoi chiamarmi ElleCiDiEnneCiTiDiEsse” e da quella frase Gnut capì che la sua stirpe non si sarebbe estinta.
Ecco come fu che Gnut divenne il cavernicolo più rispettato del quartiere. Dopo quel giorno e quella scoperta, più nessuno osò deriderlo e farne oggetto di scherzi. Anzi, dopo aver cominciato a produrre in serie le sue ruote e aver posto le basi della tecnica automobilistica - ferroviaria e aver scritto un saggio sulle autostrade e l’importanza dell’impollinazione naturale, tutti, nessuno escluso, presero l’abitudine di passare nella sua officina per salutarlo e chiedere notizie della moglie e dei figli. Ci fu chi chiese a gran voce che fosse eletto sindaco, chi volle fare di lui una rock-star, chi produsse gadget e memorabilia in suo onore. Da ogni parte del globo vennero in pellegrinaggio per pregare.
Infatti, all’interno della sua caverna-officina Gnut mise una teca su cui posò l’uovo di stercosauro che dette inizio alla sua fama e su di esso fece incidere l’acronimo QuDiCiTiEI 1.000.000.000 a. C. che significa Quello Da Cui Tutto Ebbe Inizio eccetera. Adesso sapete perché sui pneumatici che monta la vostra autovettura sono impresse tutte quelle sigle e quei numeri. Per ricordare.

Book fotografico

Dlin Dlon...
"Buongiorno, posso esserle utile?" chiede il commesso alla nuova cliente appena entrata.
"Sì, buongiorno, vorrei fare un book fotografico" Risponde la donna.
Commesso: "Il soggetto è lei?"
Donna: "Sì"
Dopo alcuni minuti di silenzio in cui il commesso valuta la donna, di nuovo lui chiede: "E posso chiederle che uso deve farne, di questo book? Sa, per capire che genere di foto farle"
Donna: "Mah, guardi... niente di che, vorrei solo delle belle foto da pubblicare su NetLog"
Commesso: "... NetLog?"
Donna: "Sì, questa comunità virtuale... questo sito pieno di pagine personali dove ognuno pubblica le foto migliori che ha e in cui tutti sembrano fighissimi, ha presente?"
Commesso: "Credo di sì"
Silenzio.
Donna: "Scusi, allora questo book me lo fa o no?"
Commesso: "Per farglielo glielo faccio di sicuro, ma non garantisco il risultato"
Donna: "Che significa, scusi?"
Commesso: "Lei ha detto che vuole delle belle foto..."
Donna: "Infatti"
Commesso: "Beh, per avere delle belle foto ci vuole anche un bel soggetto"
Donna: "Non capisco"
Commesso "Ah-ehm... niente di personale, guardi, però nel suo caso è già tanto se le foto vengono passabili..."
Donna: "Scusi, eh? Magari è lei che non sa fare il suo lavoro. A me hanno sempre detto che con trucco e parrucco anche un cesso viene figo..."
Commesso: "Verissimo, ma dipende dal cesso. Se mi porta un cesso usato, scrostato, pieno di calcare, vecchio modello e pure senza optionals, sfido persino Michelangelo in persona a farne un'opera d'arte"
Donna: "Sta forse dicendo che sono un po' passatella, rugosetta, sformata e poco attraente?"
Commesso: "Per carità, non mi permetterei mai, dico solo che con lei ci vorrebbe un miracolo!"
Silenzio.
Donna: "Nemmeno una a figura intera?"
Commesso: "Mi spiace, ne va del buon nome dello studio, lei mi capirà..."
Donna: "Mezzobusto?"
Commesso: "La prego..."
Donna: "Fate fototessera?"
Commesso: "Macchina rotta"
Silenzio.
Donna: "Ok, proverò con l'autoscatto".
Commesso: "Ottimo. E se ha una nipote figa la mandi pure da noi, mi raccomando!"
Donna: "Certamente. Buongiorno"
Commesso: "Buongiorno"
Dlin Dlon...

Blog

"Ciao, sono Fluffy. Vieni a visitare il mio profilo e votami, votami, votami! Sono nuova e non so come si usa questo sito però sono bravissima a fare i pomp..."
"Ehm... scusi signorina, ma queste cose sarebbe meglio non dirle"
"Uh, che sbadata! E' vero, ho scritto "Nuova, mi scusi!"
"A ri-ehm... scusi, signorina, ma lei è bionda o solo stupida? Non intendevo quello..."
"Ah, giusto, che sbadata, ho scritto bravissima. Chi si loda si imbroda, eh?"
"Mumble... no, vede... mi riferivo all'ultima parolina che stava per scrivere"
"Quale? Pompini? Scusi, sa, ma sono davvero brava a farli"
"Guardi, non ho dubbi che lei lo sia, però certe cose, di solito, non si pubblicano".
"E perché, scusi? Mi hanno sempre detto che la pubblicità è l'anima del commercio!"
"Vero anche questo, ma non siamo qui per vendere nulla, no?"
"Ah no?"
"No. Direi di no. Quindi potrebbe essere così cortese da cambiare annuncio?"
"Come vuole... Ciao, sono Fluffy e sono nuovissima di zecca, specialmente nella zona anal..."
"Ehi, ehi, EHI!"
"Che c'è adesso????"
"Ma parlo arabo? Oltre che bionda pure babbea? Non si scrivono queste cose!"
"Guardi che stavolta il messaggio l'ho cambiato!"
"Senta, per favore, questo sito è visitato anche da ragazzini, sia gentile, scriva qualcosa di più decoroso, ok?"
"Ok. ... Ciao, sono Fluffy, ho una magniFICA notizia sulle specie proTETTE ma attenti al rinCULO se non volete essere sFOTTUTI"
"Ecco, così va meglio..."

Gaffe

"Meeeeeeeeraviglioooooooooosa creaturaaaaaaaaaa ... sei sola al mondo!"
"Ti ringrazio di avermelo fatto notare. Anni spesi negli studi dei migliori psicologi e poi arrivi tu a rovinare tutto"
"Stavo solo cantando..."
"Infierisci, infierisci... perché tanto lo sai che sono stonato"
"Dai, non fare così. Facciamo una passeggiata?"
"Senza una gamba non è molto facile..."
"Allora guardiamo un film"
"Vedo solo le ombre"
"Ah. vuoi che ti legga qualcosa?"
"Se sai leggere il braille..."
"Partitina a dama?"
"Ho perso la sensibilità alle dita durante la guerra in Crimea..."
"Che sete... posso offrirti una birra?"
"Sono alcolista"
"Ti spiace se fumo?"
"Figurati, ma soffro d'asma"
"Allora vado, eh? Ci vediam... ehm... Ciao"
"Ciao"

E' qui che...

"Buoni Giorno, è cui che imparate come ci si deve parlare per cuccare su Nettelogghe?"
"Ma certo, La prego, si accomodi..."
"Che la ringrazio. Sà comè io sto benestande e cerco una qualke avventura con qualke gnocca di Nettelogghe, non so se mi si piega..."
"Se Le si piega non saprei, ma Lei è nel posto giusto. Qui Le possiamo insegnare il lessico giusto, l'intercalare corretto e forbito per fare colpo sulla fanciulla dei suoi sogni"
"Guard, che io manc ricordo che sogni faccio, quind tanto vale ke si vada subbito al sodo e si quagli"
"Certo, comprendo perfettamente il Suo punto di vista e le Sue esigenze. Ebbene, per quanto riguarda nella fattispecie il sito di cui lei mi ha appena parlato..."
"Nettelogghe"
"Ecco, appunto, Nettelogghe - guardi, io l'ho cercato sul web ma ho trovato solo un sito che si chiama Netlog, è sicuro che si chiami proprio così? - Lei mi diceva dunque di voler far colpo sulle dolci donzelle del..."
"Makkè dolci donzell, che quelle paiono tutte dei gran bottanazzi.."
"Ecco, vede? Se lei si rivolge così ad una donna è matematicamente sicuro che nessuna le elargirà mai ciò che Lei desidera"
"Io solo la gnocca voglio"
"Ehm... certo, quello l'avevo capito, ma vede... c'è modo e modo per corteggiare una sign..."
"Ke corteggiare e corteggiare? Io cerco da trombare"
"Ah-ehm... sì, Le ripeto, questo l'ho capito, ma vede, anche solo per... ecco, giungere all'atto sessuale, ci vuole... come dire... un po' di stile"
"Eqquella cellho, la Fiat Stile, che prima c'havevo un Appunto, sempre Fiat, però"
"Scusi, sa, ma qui non si sta parlando di macchine, ma di modus vivendi..."
"Sempre Fiat è? Che è sta Modusvivendi, un nuovo modello? Cell ha l airbegghe?"
" ... Allora, queste lezioni di buone maniere le vogliamo prendere sì o no?"
"Guard, lei ciccazz ne so, io voglio solo che m'impari ad arruvigliare una femmena per scopazzarmela un paio di volte e poi gettarla via come si fa coi calzini bucati"
"Ah, ma Lei questo voleva? Mi scusi, non l'avevo capito. Allora no, guardi, lo studio del Mago Othelma è al secondo piano. Qui si insegnano il galateo e le buone maniere, ma credo che lei non sia portato nè per l'uno nè per le altre"
"Eccerto che non c'ho portato, a mani vuote son venuto"
"Ecco. Appunto. Prego, L'accompagno..."

Psicologia

"... salve, è permesso?"
"Prego, si accomodi"
"Grazie. Dove mi metto?"
"Dove vuole. Se preferisce può sdraiarsi sul lettino. Vuol togliere il mantello e darmi la falce?"
"Grazie, preferisco tenerli. Sa, non ho un bell'aspetto, ultimamente, e la falce mi dà sicurezza"
"Come desidera. Bene, allora, che c'è che non va? Eh? Che c'è? Su, lo dica a me..."
"Vede, Dottore... ultimamente non ho più voglia di fare il mio lavoro"
"Uhm... sì, capisco. E mi dica, signora Morte, da quanto va avanti questo malessere? Eh? Mi dica, mi dica..."
"Mah, sarà qualche millennio. Non so perché, ma ho la sensazione che tutti ce l'abbiano con me"
"Su, su, non dica così. Potrei pensare che lei abbia manie di persecuzione, se mi dice così"
"Ma dottore, guardi che ne sono quasi del tutto sicuro!"
"Scusi, come "sicuro"? Lei non è la signora Morte?"
"Ecco, vede? Anche in questo la gente sbaglia! Io sono un maschio, un maschio! Mi chiamo "La Morte"! Ma le pare che una donna, un essere così dolce, sensibile e attento potrebbe mai andare in giro a mietere vite? E guardi questa falce: le pare che una donna avrebbe la forza fisica adatta per maneggiare un attrezzo del genere?"
"Ossignore... vuol dire che in tutti questi anni ci siamo sempre sbagliati?"
"Sì. E comunque sono stanco, stufo che quando arrivo io la gente cambia strada, volta la faccia, nessuno mi saluta, nessuno mi invita a cena, a teatro, anche solo a bere un caffè! L'altro giorno, per esempio, ero fermo ad un semaforo, no? Un pedone si è accorto di me, ha fatto dietrofront ed è stato investito! Ma io ero lì a farmi gli affari miei, ci crede? Ero in pausa pranzo, in quel momento"
"Accipicchia, sì... immagino che non debba essere facile"
"Ecco. Infatti ho deciso di dare le dimissioni"
"Beh, mi sembra un'ottima soluzione"
"Vero? Ma c'è un ostacolo... non riesco a trovare un sostituto. Ho provato a mettere volantini, a fare un giro di telefonate, a parlarne con qualche povero diavolo ma niente. Ho persino messo un'inserzione, listata a lutto, che il nero è sempre elegante e non impegna. Il testo diceva: "La Morte cerca collaboratore, anche part-time, disposto a trasferte e straordinari serali. Si offre fisso, incentivi, attrezzatura di alta tecnologia, vitto e alloggio". Lei pensa che abbia risposto qualcuno? Niente!..."
"Ecco, vede... il suo è un lavoro molto particolare, ci vuole esperienza..."
"Macchè esperienza ed esperienza! E' una cosa che viene naturale, è come andare in bicicletta, una volta imparato non si dimentica più"
"Beh, ma ci vuole anche un po' di fantasia, di creatività..."
"Sì, devo dire che ultimamente le morti sono diventate spettacolari. Ormai non ci sono quasi più le morti naturali. Le aspettative di vita si sono allungate, la gente è più esigente. Adesso quasi tutti vogliono morire sotto la metropolitana, nei disastri aerei, ferroviari. Ha idea di che trambusto mettere in atto certi scenari apocalittici? Ha idea della fatica fisica e mentale?"
"No... in effetti non ci avevo mai pensato"
"Per non parlare dello Tsunami di tre anni fa! Un dispendio di energie incredibile. Mi sono dovuto fare non so quanti VOV allo zabaione per reintegrare i sali minerali che avevo perso. E le eruzioni vulcaniche? Le slavine? Ho le borse sotto le orbite, da quanto sono stanco"
"Però, mi scusi, Signor La Morte, il suo è un lavoro anche utile"
"Utile? UTILE? Cosa c'è di utile nell'andare in giro per il mondo a spegnere giovani vite nel fiore degli anni, o anziani brillanti con un bel po' di futuro davanti? Ma lei ci ha mai provato? E' frustrante! E pensi che io amo la vita!"
"Le credo, Le credo, non si accalori..."
"Voglio prendermi un periodo sabbatico. Vado su un'isoletta e faccio un po' di vacanza. Ho bisogno di sole, di iodio. Sono pallido, cadaverico, se mi incontrassi di notte, al buio, in un vicolo, potrei morire d'infarto anche io che mi conosco, si figuri!"
"Senta... Lei ne ha tutto il diritto, però... prima che lei si prenda questo momento di pausa, posso chiederle un piccolo favore?"
"Se posso, volentieri..."
"Mieterebbe un'ultima volta per me? Solo una, poi può andare in vacanza e io le farò avere i tranquillanti che desidera e magari anche una qualche allegra fanciulla con cui passare momenti felici..."
"Prego, mi dica..."
"C'è una villa ad Arcore dove vive un cavaliere basso e pelato che...

Paradossi

"Gentilissimo Signor Zenone,
innanzitutto la ringrazio di esistere perché quando sono in autostrada mi fermo sempre al suo Autogrill per prendere un caffè e riposarmi, poi sono a scriverle questa mia perché sento impellente la necessità di estenare:
Lei è un coglione.
Probabilmente si stupirà. Già me l'immagino a domandarsi "Ma come, prima mi ringrazia e poi mi dà del coglione?"
In effetti la cosa può sembrare incoerente, però volevo farle capire che apprezzo ciò che di buono ha fatto ma che non apprezzo altre cose e vado a specificare.
Il suo paradosso su Achille e la tartaruga, ha presente? Quello che recita così:
Se Achille (detto "piè veloce" ) venisse sfidato da una tartaruga nella corsa e concedesse alla tartaruga un piede di vantaggio, egli non riuscirebbe mai a raggiungerla, dato che Achille dovrebbe prima raggiungere la posizione occupata precedentemente dalla tartaruga che, nel frattempo, sarà avanzata raggiungendo una nuova posizione che la farà essere ancora in vantaggio; quando poi Achille raggiungerà quella posizione nuovamente la Tartaruga sarà avanzata precedendolo ancora. Questo stesso discorso si può ripetere per tutte le posizioni successivamente occupate dalla tartaruga e così la distanza tra Achille e la lenta tartaruga non arriverà mai ad essere pari a zero e quindi non la raggiungerà mai!
Io ci ho provato, sa? Ho preso la Zaira, la mia tartarughina, le ho messo un bel pettorale col numero 1 e io ho messo il pettorale col numero 2 (sa, fa più scena così), l'ho messa non un piede avanti a me, bensì due piedi, giusto per darle un po' più di vantaggio e poi, grazie ad un amico che ci faceva da starter con una pistola scacciacani siam partiti.
Ora, io so che non posso pregiarmi del titolo di "piè veloce" ma sa una cosa? Ho battuto la mia tartaruga! Eh, sì, caro il mio idiota, l'ho battuta. Ora chi ha ragione? Lei o la mia tartaruga? Non contento mi sono fatto prestare le tartarughe di tutto il quartiere e ne ho persino comprato delle nuove, tra cui anche una testuggine (che provvederò a liberare domani). Sa, non volevo che magari si pensasse che fosse la mia, di tartaruga, ad essere fallata.
E indovini? Le ho battute tutte!
Sa, questo mi ripaga di tutte le litigate che ho fatto a scuola con l'insegnante di filosofia. Ho sempre messo in dubbio la sua teoria ma adesso ne ho le prove!
Cordialità, Egisto Frabossi"

"Gentile Egisto,
innanzitutto la ringrazio per i suoi ringraziamenti ma devo dirle, per dovere di cronaca, che l'autogrill di San Zenone non è opera mia e nemmanco sapevo che esistesse, fino a che lei non me ne ha data notizia.
Ma veniamo alla questione del coglione, ovvero il mio paradosso.Quando ho pensato a quel paradosso mi stavo annoiando a morte, non avevo niente di meglio da fare che grattarmi i maroni all'ombra di un salice sotto cui, guarda un po', brucava con estrema lentezza una simpatica tartaruga. Da lì l'illuminazione! Ho pensato: adesso m'invento un'enorme cazzata senza senso per vedere se in futuro, tra i posteri, ci sarà un qualche imbecille che ci casca e che cerca di provare la teoria del mio paradosso.
Sono io che la devo ringraziare, signor Egisto. Lei mi ha dato conferma che esiste qualcuno più coglione di me!
Distintamente, Zenone"

"Signor Zenone... le serve mica qualche tataruga?...
Egisto"

"stasera...

... si va a vedere la Lucia di Lammermoore"
"Uau, cos'è un nuovo gruppo emo-core? Niu-Panc? Dont-Panic?"
"No, è un'opera"
"Cioè? Un quadro? Una statua? Un bonsai?"
"Bonsai ci sarà il cervellino tuo, 'gnorante. E' un'opera lirica!"
"Lirica? Una roba tipo le poesie?"
"No, una roba dove ci sono un sacco di attori che cantano..."
"Allora vedi che c'ho ragione? Un gruppo, no? Che musica fanno?"
" ... la musica la fa l'orchestra, loro cantano e basta"
"Uau, addirittura un'orchestra? E dove fanno i concerti, 'sti Lammermur?"
"In teatro. E non sono concerti, sono opere..."
"In teatro? Mazza, ma allora è solo per pochi, eh? Ma che fanno, cantano e intanto dipingono?"
" ... ci sei o ci fai?"
"Ci sono: quanto costa?"
" ... oddio..."

Cari estinti

Dlin Dlooooooooooon
"Salve, è permesso... Permesso... c'è nessuno... ?"
"Bubusettete!!!"
"Ma è impazzito??? Ma si fanno questi scherzi in un negozio di bare?"
"Ma suvvia, la prenda sul ridere, no? Già siam qui per cose tristi, se poi non ci divertiamo fra di noi..."
"Beh, magari LEI ha anche voglia di divertirsi, visto che a LEI non è mancata una persona cara..."
"Guardi che capisco benissimo il suo dolore e quello di tanti altri che vengono qui, ma vede, la nostra politica aziendale prevede che il cliente venga sollevato sia materialmente che moralmente, così pensavo fosse carino..."
"Beh, nel mio caso non lo è"
"Nemmeno una barzellettina?
"No, la ringrazio"
"Una freddura?"
"..."
"Capisco. In che posso servirla?"
"Vorrei acquistare una bara per mia nonna"
"Immagino la signora sia morta"
"No, è qui fuori in macchina, pensavo di farla fuori solo dopo aver scelto la bara adatta"
"Ah, se vuol farla entrare poss..."
"Scherzavo. E' morta ieri sera, subito dopo cena"
"Capisco. E che tipo di bara desidera?"
"Una economica. Anzi, la più economica che ha"
"Ah. Mi scusi se mi permetto, ma non mi sembra carino trattare così la povera nonnina..."
"Nonnina? Sa quanti anni aveva? Novantasette. Ma aveva l'aspetto di un caporale e l'atteggiamento di un serial killer. Sempre a dare ordini, sempre a controllare. Mi dava i soldi per la spesa e guai a sgarrare il resto. Aveva un bel bastone in quercia che lasciava dei lividi che non le dico. Vuole vederli? Quindi non mi dica come devo comportarmi..."
"Ah-ehm... venga, le mostro i modelli. Abbiamo questa in rovere e tek..."
"No, troppo bella, costerà sicuramente un occhio della testa"
"Questo modello è in Acero occhiolinato con inserti di Palissandro indiano e..."
"Scherza? Niente inserti, intarsi e ornamenti vari"
"Allora abbiamo questa in radica di noce che..."
"No, nemmeno questa. Si dimentichi radica, legni pregiati, cerniere e maniglie placcate oro e simili"
"Già. Questo modello è in betulla naturale con impiallacciat..."
"Senta, non avrebbe un modello in cartongesso o roba simile?"
"Mi sta prendendo in giro? Certo che no, siamo un'azienda seria, noi!"
"Non si scaldi, era giusto per sapere. Mi faccia capire, se cremo la vegliarda quanto mi costa un'urna funeraria?"
"Beh, dipende dal materiale con cui è fatta. Abbiamo urne in alabastro..."
"No"
"... marmo di Carr..."
"No"
"... porcellana cines..."
"No"
"... cristallo di Bohem..."
"No"
"... corno di rinocer..."
"No"
"... terracott..."
"No"
"... plastica"
"Perfetto!"
"Finite"
"Ah"
"Già. Ma se crede, dal fiorista qui di fronte può trovare delle simpatiche scatoline in alluminio in offerta 3 x 2, così si porta avanti col lavoro nell'eventualità muoia qualche altro parente stretto. Meglio prevenire che curare. Poi sa, per come sta andando la sanità di questi tempi..."
"Sa che lei non è così stupido come si può pensare di primo acchito?"
"Detto da lei è un complimento, mi creda..."
"Bene, la devo lasciare"
"Spero sia solo un formalismo, altrimenti avrei una bara in palissandro che è proprio della sua misura..."
"Mi sta forse prendendo in giro?"
"Non sia mai detto"
"Ah, ecco. Buongiorno"
"Addio!"
Dlin Dlooooooooon

Maledette Poste!

Display: "Brrrrrrrrrrrring: numero 87 - sportello 4"
"Salve, per cortesia potrebbe darmi 5 moduli per raccomandata con ricevuta di ritorno?"
"Eh, no, cinque non glieli posso dare..."
"Scusi, non capisco, in che senso?"
"Nel senso che non posso dargliene cinque. Al massimo due"
"Perché, scusi, non li ha, forse?"
"Certo che ce li ho, ne ho esattamente cinque, ma più di due non posso dargliene"
"Non capisco perché, scusi... Me ne servono cinque, lei ne ha cinque, se la matematica non è un'opinione..."
"Ha ragione, ma io seguo le direttive: se ne dò cinque a lei non posso servire chi viene dopo di lei, quindi gliene posso dare soltanto due, così se qualcuno, dopo di lei ne ha bisogno, io posso servire anche qualcun altro"
"Scusi, mi faccia capire... sono l'ultimo della fila, dietro di me non c'è nessuno, la posta è praticamente deserta, siamo vicini all'ora di chiusura, è quasi certo che dopo di me non arriverà nessun altro poiché la serranda è già abbassata per metà e lei non vuole darmi le uniche cinque ricevute che ha e che a me servono?"
"Esattamente"
"Mi sta prendendo in giro, vero? Su, faccia la brava, mi dia le cinque ricevute"
"Eccone due"
"Ma a me ne servono altre tre!!"
"Non ne ho più, mi spiace"
"Ma se prima ha dett... Senta, è la mia faccia, forse? Le sono antipatico o cosa? La disturbo? Non sono di suo gradimento? Puzzo?"
"Le ho già detto, per regolamento non posso dare più di due cedolini a persona"
"MA OLTRE A ME NON C'E' NESSUNO! Si guardi intorno, vede qualcun altro oltre me? O presume forse che ci sia qualcuno nascosto sotto i sedili in attesa di farle uno scherzetto? Su, faccia uno strappo alla regola, mi dia le cinque ricevutine, via..."
"Mi spiace, non posso..."
"..."
"..."
"Ok. Allora, guardi... mi dia due moduli vaglia, due moduli per telegrammi, due moduli per il canone televisivo, due per conti correnti postali senza causale, due per conti correnti postali con causale, due per tasse scolastiche, due per raccomandate all'estero, due per pacchi posta celere, due per pacchi assicurati, due moduli per..."
"Ecco le tre ricevute"
"Ennò, adesso mi dà tutte le altre e facciamo la nostra bella trafila..."
"Scusi, non le servivano solo le cinque ricevute per raccomandate? Come mai adess..."
"Come mai? COME MAI? Glielo dico subito: forse perché, vediamo, non ha molta voglia di lavorare e sperava di cavarsela con solo due ricevute o perché ha pensato che in dieci minuti, prima della chiusura, non sarebbe riuscita a farne cinque? Pensi, bastava darmi le cinque ricevute che le ho chiesto e a quest'ora avevamo già bell'e finito. Ora, invece, ho scoperto, guarda un po', che mi servono tutte le altre e siccome le regole delle poste le conosco anche io, e so che prevedono che l'ultimo cliente allo sportello prima della chiusura dev'essere servito, lei adesso mi dà tutte le ricevute che le ho chiesto, solo due per tipo, così restiamo nel regolamento, e espleta la sua bella funzione di operatore di sportello, ok?"
"Ma così ci vorrà un'ora e anche di più!"
"Non ho fretta"
"Però lei non ha pacchi da spedire"
"Qualcosa trovo"
"E scommetto che non ha due bolli auto da pagare"
"Me li invento"
"E poi lei non va a scuola..."
"Mi ci iscrivo giusto ora"
"E il canone? Ne basta uno"
"Uno lo regalo al parroco del paese, anche se non ha il televisore"
"E i telegrammi?"
"A caso"
"..."
"Quindi?"
"Senta... non possiamo ricominciare da capo?"
"Ci posso pensare"
"Sono già fuori turno..."
"Non è un problema mio"
"Ho a casa il bambino che mi aspetta..."
"Poteva fare a meno di procreare"
"Mio marito starà in pensiero"
"Così forse rifletterà sull'eventualità di divorziare"
"La prego... Gliele dò le cinque ricevute"
"Non so, dopo tutto quello che mi ha fatto penare forse non dovrei accettarle"
"Eccole qui, guardi. Le metto qui e mi volto, non la guardo. Lei può prenderle quando vuole"
"Uhm..."
"Ecco, vede? Mi sono voltata. Le ha prese?"
...
"Allora? Non mi faccia stare in ansia..."
...
"Posso girarmi?"
...
"Signore..."
...

Dal medico

“Permesso…”
“…”
“’sera. Chi è l’ultimo?”
“Dovrei essere io, visto che sono l’unica persona ad attendere in questa sala d’aspetto”
“Beh, sa… magari c’è qualcun altro, tipo in bagno, e…”
“No. Solo io”
“Ah, bene, così facciamo in fretta. Il dottore c’è?”
“No. Dovrebbe essere qui a momenti”
“Ah, bene. Speriamo non ci faccia aspettare tanto, eh?”
“Già”
“Uh, che caldo, fuori, vero? Meno male che qui c’è l’aria condizionata”
“Già”
“Cosa sta leggendo di bello?”
“Da quando è arrivato Lei più nulla”
“Ha ragione, meglio fare quattro chiacchiere, parlare del più e del meno”
“Ecco, meno parliamo meglio è; preferirei leggere”
“Anch’io sa? Anche a me piace leggere. La sera, prima di addormentarmi, do sempre una sbirciata alla pagina delle corse dei cavalli”
“Capisco”
“Però non gioco mai. Leggo solo i nomi dei cavalli, ha presente?”
“No, non ho presente. Leggo altro di solito, io…”
“Ah, ma dovrebbe sa? Certe risate! Ieri ho letto nomi come “Fetta Biscottata”, “Infradito e Pareo”, “Mazzancolle al burro” e “Puzzi Come Un Somaro””
“Capisco. Io leggo “Il Sole 24 Ore” o il “Times”…”
“Non li conosco, questi due… Poi do una scorsa anche ai necrologi. Sa com’è, quando si diventa vecchi come me viene la curiosità di vedere fino a che età sono campati gli altri. Una specie di gara a chi se ne va più tardi, ha presente? Una competizione. Le dirò, sono messo abbastanza bene, in classifica, sa? Vuol sapere quanti anni ho?”
“No”
“84. E sono ancora in gamba come quando ne avevo 80! Mi cucino, mi lavo, mi stiro, tutto da solo”
“…”
“Come mai è qui?”
“Mi serve una ricetta”
“E che cosa vuole cucinare? Scusi, scusi, ah ah ah ah … sono un burlone nato, non ci faccia caso, le battute mi escono così, spontanee. Per cosa le serve?”
“Cosa?”
“La ricetta”
“Un analgesico”
“Le fa male da qualche parte?”
“Come ha fatto a capirlo?”
“Beh, è in uno studio medico, le serve la ricetta per un analgesico… è facile! Pensi, io sono anni che non prendo medicine. Ho qualche acciacco, è vero, ma mi basta un bicchiere di vino e mi rimetto in sesto. Almeno, questo prima che mi venisse la cirrosi epatica. Lei beve?”
“Moderatamente”
“Ah, no, io certe bevute! Il vino è uno dei piaceri della vita, come il cibo e il sesso”
“Capisco”
“Lei mi sembra uno a cui non interessa tanto il cibo, uno che mangia solo perché deve alimentarsi”
“In un certo senso…”
“Sa cosa dicono gli esperti? Guarda come uno mangia e saprai come fa all’amore. Mi sa che lei non fa molto all’amore…”
“Non capisco da cosa lo capisce, scusi”
“Beh, basta guardarla: colorito grigio, espressione triste, spalle cadenti. Non ha l’aspetto di un tombeur de femmes…”
“A parte il fatto che ho questo aspetto perché non sto molto bene, se mi consente, poi le posso dire che nessuna si è mai lamentata delle mie prestazioni”
“Ma lei ha mai domandato?”
“Cosa?”
“Se erano contente”
“Ma… certo che no, diamine! Le pare che domando “Allora, ti è piaciuto?” e magari mi faccio anche dare un voto per la prestazione?”
“Bah, io lo faccio sempre. Faccio compilare una scheda con un tot di domande, così almeno so se devo migliorare in qualcosa oppure no”
“Beh, non è nel mio stile”
“In vita mia sa quante ne ho castigate?”
“Senta, ma che termini usa?”
“Ma sì, castigate, sbattute, trapanate… Solo che adesso con questa prostata che fa un po’ di capricci… Sa perché sono qui?”
“No, ma posso immaginarlo. Prostata?”
“No, emorroidi. Però sono anche venuto a farmi togliere il catetere, quello che mi hanno messo dopo l’operazione all’ernia inguinale. E’ comodo, sa? Se non fosse per il bruciore al pisello vorrei poterlo tenere sempre. Se ti scappa, in qualunque posto tu sia non devi scappare in bagno. Anche adesso sto pisciando. Non è buffo? Senta, senta qui dove ho il sacchettino, che calduccio…”
“Ma per favore!!! Non mi interessa sentire… sapere… insomma, essere informato dei sui malesseri!”
“Beh, ma scusi, siamo in un ambulatorio medico, di cosa dovremmo parlare, del tempo?”
“Io stavo leggendo, prima che lei arrivasse…”
“Faccia, faccia, non mi dà fastidio. Sono tollerante, io, sa? Mica le ho detto “che palle, mi disturba che legga, mi dà fastidio il fruscio delle pagine e lo sbattere delle sue palpebre”. O no?”
“No, difatti, non l’ha detto, però non mi ha più lasciato leggere, con tutte le sue chiacchiere”
“E’ perché facevo il cronista, da giovane, oltre che il digiei. Si dice così, oggi, vero? Digiei”
“Sì, Si dice Dee-Jay”
“Lei lo pronuncia diverso…”
“Sono sfumature”
“Beh, come le dicevo, io facevo il cronista sportivo, ecco perché sono abituato a parlare. Vuole sentire come facevo il cronista?”
“No, vorrei legg…”
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaamicci, rieccoci di nuovo in onda per l’ennesima puntata di…”
“Le avevo detto di NO! Lo capisce l’italiano? No, enne O”
“Beh, comunque è così che mi sono venute le emorroidi. Stavo troppo seduto”
“E allora perché non sta in piedi, adesso?”
“Perché ho dei calli fastidiosi ai mignolini dei piedi”
“E di afonia ha mai sofferto?”
“Afonia? Cos’è?”
“Le è mai andata via la voce?”
“Ah, sì, uh, tante di quelle volte…”
“Non è che se la farebbe venire ora, in questo preciso istante, così potrei FINALMENTE LEGGERE????”
“Sa che secondo me lei dovrebbe farsi prescrivere anche dei calmanti?”
“Ero calmissimo, prima che arrivasse lei. Beato come un bimbo nella culla. Leggevo ed ero contento, nel silenzio e nella penombra di questo ambulatorio”
“E allora, scusi, se le piace leggere al silenzio e nella penombra, perché non è RIMASTO A CASA SUA???”
“Perché mi serve UNA RICETTA”
“Questo lo so, me l’ha detto prima”
“Allora perché me l’ha chiesto?”
“Perché è venuto qui a leggere, l’ha detto lei! A casa non ce li ha i libri? O le riviste? Esistono le edicole, sa?”
“Leggo mentre aspetto che arrivi il dottore, mi sembra ovvio”
“Sembra ovvio a lei! Io quando sono qui ad aspettare chiacchiero del più e del meno”
“Io invece voglio leggere!!”
“E legga, no? Chi glielo impedisce? Il medico? … hmpf… gh… ah ah ah ah ah ah che burlone che sono, mi faccio simpatia da solo, se non mi conoscessi spererei di avere un amico come me”
“Io no”
“Beh, per forza, nemmeno io vorrei un amico musone come lei”
“Non intend…. Lasci perdere”
“Sì, ma se io lascio perdere chi vince?”
“Senta, sa cosa le dico? Vado a fare due passi, torno più tardi. Le lascio il posto, contento?”
“Ce l’ho già, un posto, è quello su cui sono seduto, non vede?”
“Intend… per la visita… dal medico… prima di me…”
“Beh, se lei se ne va mi sembra OVVIO che passo io, per primo”
“… vado. Non c’è verso di capirsi, con lei”
“Visto che se ne va, posso leggere la rivista che stava leggendo lei?”

Anna

“Che dici, calze velate o mediamente coprenti?”
“Non saprei, tanto hai lo stesso i polpacci troppo muscolosi”
“Non ti ho chiesto un giudizio sui miei polpacci. Ultimamente sto facendo un sacco di stepper per slanciarli, lo sai. Vabbé… e il trucco? Ti sembra troppo appariscente?”
“Toglierei un po’ di blu e metterei meno mascara; con gli occhi chiari che ti ritrovi basta solo un po’ di kajal per sottolineare lo sguardo”
“È che voglio essere bellissima, oggi”
“Vuoi essere bellissima ogni volta, su! E comunque cos’ha, oggi, di così importante, rispetto alle altre volte?”
“Siamo in una città diversa, gireremo in posti diversi, incontreremo gente diversa. Voglio che gli uomini mi guardino come non hanno mai guardato nessun’altra. Devo essere arrapante, eccitante; voglio che mi desiderino, che continuino ad avere la mia immagine impressa nella mente per un bel po’… Capito, no?”
“Esagerata; come se le altre volte passassi inosservata. Uomini, donne, si voltano tutti a guardarti”
“Così dev’essere. E poi oggi siamo qui e voglio fare bella figura. L’ho steso bene il fondotinta?”
“Hai una pelle liscia, senza imperfezioni, non capisco perché tu metta il fondotinta: non ne hai bisogno! Il mio vestito, invece… non ti sembra che mi ingrossi qui, sui fianchi?”
“Ma no, ti sta alla perfezione. Se proprio vogliamo trovargli un difetto, forse il colore ti sbatte un po’. Il vinaccia non si porta facilmente e il tuo incarnato è così chiaro…”
“Io lo trovo semplicemente di-vi-no! E poi guarda: scarpe, cintura, borsetta e guanti in tinta! Ho avuto una fortuna sfacciata a trovare un abito che si intonasse alla perfezione con questi accessori. E poi a me piace la pelle diafana. Mi fa sentire più femminile, fragile…”
“Fragile? Con le spalle da lottatore che ti ritrovi è un po’ difficile”
“Tutta colpa del nuoto. Quindici anni di attività sportiva non li fai sparire con uno schioccare di dita. Pensavo di buttarmi una stola sulle spalle, così, per mascherarle un po’”
“Anche la stola? Così sembrerai un orso! Ma se sei contenta tu… Facciamo il punto della situazione: ti ricordi come dobbiamo comportarci, vero?”
“Sì. Ogni volta la stessa storia: se ti senti osservata non voltarti, se ti fanno dei commenti fingi di non aver sentito e via discorrendo”
“Ricordatelo, però! Non fare come l’ultima volta, che hai quasi aggredito il tizio che ha fatto commenti sul tuo fondoschiena”
“Ma mi ha chiamato “culona”! Possono dirmi di tutto, ma non quello: ho un sedere da fare invidia persino alle ballerine brasiliane!”
“È in zona seno che scarseggi, però…”
“Ha parlato poppea! Metti delle scollature che chiamare desolanti è un eufemismo”
“Oggi col reggicalze ho preferito la gonna al ginocchio; chi se ne frega dei polpacci grossi. Metto il tacco 10 e sono pronta. Ah, per tua informazione, sto risparmiando proprio per rifare il seno. Schiatterai di invidia!”
“Rifare il seno? Voglio proprio vederti in riunione col comitato aziendale e il seno rifatto, Ugo”
“Ursula! Cristo, quante volte te lo devo dire! Non chiamarmi Ugo quando siamo “en femme”, che poi quando siamo in giro rischi di sbagliarti! Ursula. Ursula! Non è difficile, no?”
“Dammi tempo, non ti scaldare. Ricorda che una vera signora non dà in escandescenze e, soprattutto, non impreca. Questo almeno lo so”
“Uhm… Che nome ti eri scelta, tu?”
“Anna”
“Perfetto, Anna. Andiamo. Casalpusterlengo ci aspetta”

Capisc'ammé...

“Pina… t’è vist? L’è cambià tusscoss. Gh’è minga pù la gioventù d’una volta”
“Uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuh quando tieni raggione, Rosà! Che quand che c’ereno i nostri tembi era tutta n’ata cosa”
“L’alter dì l’è vegnù a truamm el me neuud, el fioo de la Gianna, ta sa ricordat?”
“Chill’ sicco sicco, alto alto, che tiene il motore tutto truccato?”
“Propi lù! Beh, al me s’è presentà vestì cum’un barbùn!”
“Evabbuò, Rosà… che i giovani al giorno d’oggi ci piace labbarba e i capelli tutti scapigliati che parono le pagliette per grattugiare le pendole…”
“St’è capì cus’è? Hu dì che l’era vestì cum’un derelitt… cun ‘sti pantalun tucch sbragà ca sa vedeven persin i mudand!”
“Evabbuò, Rosà… che finghé si vedono sol le mutand va ancora bbuono. Mio figlio, Ciro, pare nu muort’in biedi… sembre in nero, pallido… Mai nu surriso…”
“El gavarà minga la depressiun?”
“Ciccazz ne so. Sta sembre ringhiuso nella sua stanza. Dice che ascolt la musica di chistu nuovo artista ca si chiama come una famosa attrice morta giovane ma che però non è morta di suo ma pare che è morta sparata”
“OssignùrgiuseppeMaria. Ma la Ledidiana l’era minga morta in tel’incident?”
“Nooooooooooooooooooooo, ma va! Mica si chiamava accussì. Era un nom tipo… Marialina… qualcoss accussì…”
“Marialina, Marialina… la fiola del prestineé?”
“Ma che è? Che quella fa l’attrice?”
“Sun minga tant sicura, ma m’è pars de sentì el purtinar che’l diseva al sciur del ters pian che la fiola del prestiné l’ha mess su l’infernet un filmin girà in casa”
“Evabbuò, Rosà, che finghé fanno le cose accasa possiamo star tranguilli, che mò per le strade non ci si buò più fidare. E poi, chessarà mai un fernet…”
“Beh, il fernet l’è minga tant bun, eh? L’è amaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaar… cume la fiele. Mì preferissi un cicinin di quel liquoeur giallin, quel che te compret in farmacia, t’è present?”
“Che è, ‘o sciropp?”
“Ma noooooooo… Pina! L’è una bevanda giallina, che l’ha gà la solusiun per tuch i magagn! Ecco, la Solusione Scium!”
“Salut, Rosà. Chettisei pigliata, il raffreddore?”
“Ma va là, a sun sana come un pesce! Pusetost, t’è sentì che el furmagiatt l’è stà operaà alle ragadi?”
“Maronn’sand! Fino là è dovut andare! Che non lo potevano operare dind’o ospedale nostro?”
“Pensa, l’han ciapà in temp… se aspettava ancora un po’ lasciava sola la morosa!”
“Evabbuò, Rosà… mort’un papa sotto a chi tocca”
“Ma Pina, te s’è diventà matta tutt’un tratto? Sa dis “Morto un papa se ne va un altro”, no?”
“Appund. Se se ne va vuol dire che lascia il post, se lascia il post vuol dir che è vacande, se è vacande vuol dire che è libbero, se è libbero non è occupato, se non è occupato vuol dire che poss telefonare, se telefono chiamo, se chiamo rispon, se rispond ti send, se ti send ma non ci vediamo più, tand saluti eggrazie”
“Ancha a tì, né? Scappo, sa vedum duman!”
“Cià, Rosà…”

Esame di guida

“Signorina Teruzzi?”
“Si?”
“Tocca a lei, venga”
“Ok. Da che parte devo salire?”
“... non è qui per l’esame di guida?”
“Sì”
“E allora da che parte vuol salire, scusi?”
“Ecco… non volevo che lei pensasse che volevo usurparle il posto mettendomi alla guida…”
“Non si preoccupi, non mi sarei certamente offeso. … Prego, salga”
“Grazie. Ecco, lo sapevo! Questa macchina ha il sedile troppo distante dai pedali e oggi non ho nemmeno messo i tacchi!”
“Beh, prima di lei c’è salito un ragazzo piuttosto altino, quindi…”
“Eh, appunto, non potevate farmi fare l’esame su una macchina per gente bassina?”
“Lei mi sta prendendo in giro, vero? Sistemi il sedile, su: la leva è qui sotto”
“Uh, ma pensa! Però, queste macchine moderne… Fatto. Che devo fare, ora?”
“Lo chiede a me?”
“No, all’idrante. E’ lei l’esaminatore!”
“Non faccia la spiritosa, dovrebbe saperlo. Quali sono le prime cose da fare quando si sale su una macchina nuova?”
“Lo so! Sistemarsi la gonna e non fumare, a meno che il proprietario non te lo permetta. Credo”
“Lei è bionda naturale, vero?”
“Sììììììììììììììììììììììì- ìì, come l’ha capito?”
“Sesto senso. Ripeto: quali sono le prime cose da fare quando si SALE su una macchina, prima ancora di mettere in moto eccetera eccetera?”
“Beh, io di solito controllo il trucco nello specchietto retrovisore…”
“Fuochino. Ha a che fare con lo specchietto retrovisore”
“… vediamo… Uh, ce l’ho! Prima di mettersi in marcia, sistemare gli specchietti retrovisori in modo da avere una perfetta visione della strada”
“Perfetto, lo vogliamo fare?”
“Io sì, e lei?”
“… sistemi gli specchietti e partiamo”
“Ecco fatto. Dove andiamo?”
“Finché non accende il motore da nessuna parte”
“Uh, che sciocca, ha ragione”
“Bene, vada dritto fino allo stop, lo superi e giri alla seconda a destra”
“Ah, stiamo andando dalla Pinuccia”
“Chi è Pinuccia?”
“La mia estetista!”
“Capisco. No, non stiamo andando dalla Pinuccia”
“Eppure la strada è questa”
“Lo immagino, ma questa strada non porta solo dalla Pinuccia”
“Ah no?”
“No. Non ha usato l’indicatore di direzione”
“Eh?”
“La freccia. Non ha messo la freccia”
“Non l’ho messa perché col vestito a righe stona. Ho messo questo ciondolo a cuore e gli orecchini coordinati, vede?”
“… la freccia per segnalare che doveva svoltare”
“Io non volevo svoltare, è lei che mi ha fatto svoltare, quindi doveva metterla lei”
“Santa pazienza! Io sono quello che deve giudicare il modo in cui guida, io le dico cosa deve fare e lei deve farlo. Punto”
“Punto? Ah, no, fin qui ci arrivo: questa è un’Opel Astra! Lo so perché anche il mio ex-ex-ex fidanzato ne aveva una così, però azzurra, una tonalità un po’ più scura, e metallizz...””
“Senta, facciamo una bella cosa, ricominciamo daccapo, ok? Arrivi fino alla rotonda e imbocchi la terza uscita”
“Sì, ma niente più domande trabocchetto. Ecco… dunque… uhm… la terza partendo da dove?”
“L’ha già superata, l’uscita che le avevo indicato”
“Guardi che lei non ha indicato proprio nulla”
“Intendo dire… non indicato col dito, le avevo “detto” di imboccare la terza uscita”
“E adesso qual è la terza uscità?”
“Faccia così, quando è stufa di girare in tondo prenda l’uscita che le è più simpatica, va bene?”
“Uhm… vediamo… questa è buia, triste, poco soleggiata… questa è la via della palestra, ma non ho dietro la roba per cambiarmi, quindi no… qui ci abita una mia cugina con cui sono in cattivi rapporti e non mi va di incontrarla…”
“ESCA QUI!”
“Ok, ok… perché si arrabbia? E’ stato lei a dirmi di prendere l’uscita che mi era più simpatica!”
“Senta, ora accosti che parcheggiamo”
“Oh, finalmente, non ne potevo più. Le lascio le chiavi inserite?”
“In che senso?”
“Per parcheggiare”
“Non sono io che devo parcheggiare”
“Come no? Ha appena detto: “accosti che parcheggiamo”, ne sono sicurissima!”
“Sa che il biondo le dona parecchio?”
“Davveeeeeeeeeeeeeeeroooooooooooooooo?”
“No. Intendevo che LEI parcheggia e io controllo in che modo lo fa”
“Allora la prossima volta non dica “parcheggiamo”, che diamine! Mi fa passare per una sciocca!”
“Non sia mai! Solo bionda, le assicuro”
“Senta, per caso ha qualcosa contro le bionde? Il fatto che lei sia calvo e col riporto, basso, panzone e unto non le dà il diritto di prendersela con chi, invece, ha una folta, luminosa, setosa chioma”
“Sto solo facendo il mio lavoro. Il fatto che la mia ex moglie sia una bionda non influisce minimamente sul giudizio del suo esame, gliel’assicuro”
“Allora mi faccia fare l’esame e finiamola, che devo andare dal parrucch… a fare la spesa”
“Prego. Parcheggi”
“Adesso le faccio vedere io… come si fa… un parcheggio a regola d’arte… così forse la smette… di pensare… che le bionde… siano tutte stupide… cosa crede?... Che non sia in grado… di parcheggiare?... Ah, ma dovrà… ricredersi… e anche chiedermi scusa… per aver… minimamente… dubitato… delle mie… capacità. Fatto. Ha visto? Cos’ha da dire, ora?”
“Dico che possiamo uscire dalla fermata dell’autobus, prima che arrivi il 12 barrato, e provare a parcheggiare tra quella Panda e la Clio”
“…”
“Senta… devo assolutamente rivederla”
“Ah, no, guardi, con uno come lei non ci uscirei nemmeno se avesse un Ferrari…”
“Putacaso non ce l’ho, e comunque sarà obbligata a rivedermi: lei è bocciata”
“… dice che dovrei fare i colpi di sole?”

Precisione

“Prego, in cosa posso esserle utile?”
“Ehm… ecco… Questa è una rapina”
“Veramente a me sembra una pistola”
“… come scusi?”
“Intendo dire che quella che impugna non è una rapina, bensì una pistola”
“Questo lo so anch’io, volevo dire “rapina” nel senso che starei rapinandola”
“Starei? Nel senso che ancora non lo sta facendo ma ha intenzione di farlo entro breve?”
“Ma lei ci fa o ci è? La sto rapinando, in questo momento, precisamente qui e ora”
“Oh, adesso si è spiegato meglio. Scusi, lei arriva, mi mostra una pistola e mi dice che è una rapina. Ovvio che io faccia un po’ fatica a comprendere. Sa com’è, sono un’appassionata di enigmistica, ho pensato che mi stesse facendo una sorta di sciarada, un rebus stereoscopico, un “Quesito con la Susy”…”
“Senta, io avrei un po’ di fretta. Ho una pistola, la sto rapinando… tutto questo non le dice nulla?”
“Dirmi no, semmai posso intuire. Intuisco che lei ha bisogno di denaro e che questo le sembra il modo migliore e più immediato per avere del contante. Giusto?”
“Insomma, la smetta di chiacchierare e mi dia il grano”
“Mi ha forse preso per un silos? Sono forse un dispensatore di mangime per polli?”
“Il denaro, i verdoni, il contante!”
“Bene. Che taglio desidera?”
“Scalato grazie, con scriminatura a sinistra. Ma secondo lei? Mi dia tutto quello che ha in cassa e finiamola, su!”
“Certo, è facile per lei, tanto poi non è lei che deve compilare il cedolino di rapina…”
“Il… cedol…”
“Ma cosa crede? Ci siamo evoluti anche noi bancari, sa? Adesso, prima di farci portare via il contante dobbiamo compilare la nostra bella distinta, altrimenti ci tocca farlo in orario extra lavorativo e ci devono pure pagare gli straordinari. Tot pezzi da cinquecento, tot da duecento, le monetine e via discorrendo…”
“Senta, le ho già detto che non ho tempo…”
“Beh, la prossima volta esca di casa prima anziché cincischiare. Mi vuol forse far credere che ha un lavoro che l’aspetta? Viene qui, armato di pistola e di boria e pretende che io faccia il mio lavoro in fretta, col rischio di sbagliare – che poi ce li devo rimettere io di tasca mia, mica lei, caro signore – mentre lei se ne sta lì in panciolle a gingillarsi con l’arma? Adesso si mette comodo comodo su quel divanetto e quando ho finito le porto il tutto, sciò”
“Non crederà forse che… Lei chiamerà la polizia, io da qui non mi muovo, devo controllare ogni suo più piccolo movimento!”
“Allora stia zitto e mi faccia lavorare. Abbiamo già perso un sacco di tempo con tutti questi blablabla. Allora, vediamo… tre pezzi da cinquecento, un… due… tre… dieci… dodici da duecento, …sett..nov… tredic… ventuno da cento…”
“Si sbaglia, ho contanto anch’io, i pezzi da cento sono ventidue”
“Vuole insegnarmi a fare il mio lavoro? Sono ventuno”
“Ventidue”
“Ventuno, scommettiamo?”
“Pizza e birra, andata!”
“un.. du… tre… cinc… sett… diec… quindic… venti ventuno… e ventidue! Ma te pensa! Mi era sfuggito! Grazie, ha fatto bene a farmelo notare, avrei dovuto rimettercelo di tasca mia. Le devo una pizza e una birra, allora”
“Sì, ma ora si sbrighi, per favore”
“Ho quasi finito. Dunque… sì, ecco. Mi mette una firma qui?”
“Eh? Sta scherzando, vero?”
“Certo che no, è la procedura!”
“Ma… le pare possibile… che vengo qui a rapinare una banca e firmo il cedolina di rapina?”
“È la procedura. Guardi, non importa che sia proprio leggibile, basta una sigla, una X, uno scarabocchio. La cosa importante è che non faccia come l’ultimo rapinatore che ha firmato Mickey Mouse…”
“Ma… è sicura?”
“Sicurissima. Sono anni che lavoro per questa banca e mi hanno più volte premiata come “dipendente del mese”. Ho la coppa di “Miss precisina” e ho appena passato le selezioni per il concorso per il commesso che conta i soldi più velocemente”
“Accidenti, però… devo dire che in questa banca si fanno le cose fatte davvero bene…”
“Beh, glielo dico senza falsa modestia: la settimana scorsa abbiamo avuto un trafiletto su “La Voce di Trucazzano”. Hanno parlato benissimo di noi”
“Non lo metto in dubbio. Se tutti i commessi sono cortesi come lei…”
“Via, non mi faccia arrossire. Ma ecco, tenga. In questa busta troverà il contante, un porta assegni in similpelle serigrafato col logo della banca in rilievo, e una brochure che illustra tutti i nostri servizi, nel caso in futuro lei desiderasse diventare nostro cliente”
“Beh, grazie, non so proprio come sdebitarmi…”
“Di nulla, non si preoccupi. E… torni a trovarci!”

martedì 18 settembre 2007

Eccomi qui!

Bene, ringrazio il mio amico PG che mi ha mostrato il suo blog ed io, per commentare un suo post, mi sono dovuta iscrivere e così... mi ci sono trovata dentro quasi senza accorgermene. Il che non è affatto grave, tutt'altro. Ormai il blog ce l'hanno tutti, credo l'abbia pure paparazzingher, quindi perché non io? La questione è: mò chemmenefaccio di 'sto blog?
Niente, ci pubblico i miei racconti, le mie cazzate, i miei dialoghi demenziali.
Quindi, oh tu, viaggiatore dell'etere, oh tu, fancazzista delle noiose ore d'ufficio, oh, tu, nottambulo che vaghi per le fibre ottiche che manco Matrix... se càpiti da queste parti e ti imbatti in un dialogo assurdo non temere, non hai le traveggole, sei solo entrato nel mio spazio.
E adesso scusate, devo andare là dove nessun uomo è mai giunto prima.
Naaaaaaaaaaaaaanaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa nananananaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Beam me up, Scotty!