“Ti dico che è già da un pezzo che è in bagno…”
“Ma quanto sarà, all’incirca?”
“Più di cinque minuti tutti…”
“E vabbè, non mi sembra il caso di agitarsi per cinque minuti, no? Starà facendo… insomma, ognuno ha i suoi tempi”
“E se fosse morto?”
“Ma dai, su! Non saltare a conclusioni affrettate…”
“Io busso”
“Scusa, prima prova a vedere se si apre la porta, no?”
clac clac
“Questa è chiusa. Provo a bussare”
toc toc toc…
“Niente. Prova con l’altra”
clac clac
“Anche questa è chiusa…”
toc toc toc…
“Direttore, è lì?”
“Niente, non risponde. Te l’ho detto, per me è morto. Di solito è così veloce…”
“Ma tu che ne sai, scusa? Gli cronometri le pisciate?”
“No, però sono mesi che sono la sua assistente personale, conosco le sue abitudini e ti posso dire con certezza che se deve fare qualcosa di… come dire, corposo, preferisce aspettare e andare a casa sua, nel suo bagno…”
“Accipicchia, quanto sei informata”
“Eh, beh… te l’ho detto, sono mesi che lavoro al suo fianco, certe cose le so”
“… quindi adesso che si fa?”
“Non lo so. Sfondiamo la porta? Chiamiamo i vigili del fuoco? Un fabbro?”
“A me lo domandi? Sei tu la sua assistente personale”
“Sì, ma se è morto è morto anche per te, mica solo per me, quindi aiutami”
“Aiutami? Così adesso io dovrei aiutarti! Com’è che quando avevo bisogno io, hai sempre evitato di darmi una mano?”
“Scusa, ma cosa intendi dire?”
“Intendo dire che quando ho chiesto un aumento, tu mi hai detto che non era il momento adatto per fare certe richieste e poi ho scoperto che l’aveva dato a te!”
“Quello è solo un episodio…”
“E quella volta che ti ho dato l’idea del plastificatore che rilega e fascicola i dossier? L’hai spacciata come una tua idea e hai avuto il premio produzione a fine anno. Ma quella era una mia idea!”
“Senti, non mi sembra il caso di stare a cincischiare su queste cose davanti alla morte…”
“Ma no, non sia mai! Secondo te quand’è il momento giusto? E comunque sappi che col nuovo direttore non avrai vita facile…”
“Passiamo alle minacce? Non credere di riuscire a farmi le scarpe, carina…”
“No, no, tesoro, sei tu che non capisci… avevo già cominciato a farmi furba, cosa credi? O pensavi che sarei stata buona buona al mio posto senza reagire?”
“Cosa intendi dire?”
“Intendo dire che avevo una relazione col direttore!”
“Anche tu?”
“Eh? … come sarebbe a di…”
“Brutta puttanella, ecco con chi si vedeva quando non veniva da me!”
“Da te? Aveva una relazione anche con te?”
“Certo, bellezza! Come pensi che abbia fatto ad ottenere tutto quello che ho ottenuto? Quando sono entrata qui dentro non sapevo manco da che parte si apriva un block-notes”
“Però le gambe hai sempre saputo come aprirle, vero?”
“In guerra e in affari tutto è lecito. Se sono più sveglia di te prenditela solo con te stessa”
“A prescindere che non conosci nemmeno i proverbi, si dice “In guerra e in amore tutto è lecito”, capra!”
“Amore? Perché, qui si parla di amore? Dimmi, tu ne eri forse innamorata?”
“Io? Ma sei matta? Di uno cosi, poi. Sempre sudato, con l’alito pesante… A volte era veramente uno strazio stargli vicino, ma volevo diventare la sua nuova assistente e vederti strisciare…”
“Invece adesso è morto, contenta? Dobbiamo fare qualcosa, chiamare qualcuno…”
tric trac
gneeeeeec
“Bene, eccole qui le due sanguisughe, le giovani zoccoline con cui mio marito si divertiva…”
“… ommioddio, signora… no, guardi… non è vero niente, son cose che si dicono…”
“… nei momenti di panico, vede… Suo marito, ecco… noi crediamo che…”
“Che sia morto, ho sentito”
“Ma lei, mi scusi, perché non ha risposto, prima, quando abbiamo bussato”
“Perché ero in un momento… “topico” e speravo che non rispondendo mi avreste lasciato in pace”
“Ma così noi abbiamo creduto…”
“… giustamente, vede… che suo marito, il direttore…”
“… fosse morto”
“Beh, anche se così fosse non sarebbe una gran perdita”
“Come dice?”
“Ma sì, cosa credete? Voi ci andavate a letto per far carriera, chi in un modo chi in un altro, ma io, io sono l’unica che è riuscito a sposarlo, a farsi mantenere, a fargli firmare un contratto prematrimoniale plurimilionario”
“Siamo due dilettanti”
“Due stupide”
“La prego, ci aiuti a capire: in cosa abbiamo sbagliato?”
“Sì, ci dia qualche consiglio. Per il futuro…”
“Non so, non credo siate in grado di imparare. Ci si nasce, con certi talenti. Il talento di imbrigliare un uomo, di abbindolarlo, di portarlo sia all’estasi che nell’abisso più nero. Ci vuole predisposizione d’animo. E poi, cosa credete? Anche io mi sono presa le mie piccole soddisfazioni”
“In che senso?”
“Anche lei lo…”
“Tradiva? Certo, che diamine, ma sono sempre stata molto accorta, molto prudente. Tenevo un’agenda dei suoi appuntamenti, una tabella con le tempistiche di spostamento, le mappe dei tragitti… Ogni volta mi organizzavo in modo da non essere scoperta. Il giardiniere è stato il primo; un angelo biondo con due spalle così, sempre abbronzato, muscoloso... Poi è venuto il mobiliere: abbiamo cambiato arredamento più volte noi che uno show room. Poi l’autista. Prima portava lui in ufficio e poi tornava da me. E via via tutti gli altri”
“Ma noi… credevamo che lei fosse… sì, insomma, sembrava che l’amasse”
“Sul serio! Una coppia invidiabile”
“Amarlo? Ah ah ah ah ah… Dovevo fingere. Per contratto. Vedete, sul contratto c’è una clausola che dice che se l’avessi tradito avrei perso tutti i benefici acquisiti col matrimonio e lui avrebbe potuto chiedere il divorzio senza che da parte mia vi fosse la minima richiesta di denaro. Ma adesso che lui è morto…”
tric trac
gneeeeeec
“Siete licenziate. Tutte e tre”
martedì 16 ottobre 2007
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2 commenti:
Grande!!!
E poi scritto da una donna. Eheheheheh :-))))
Eh, sono una persona molto obiettiva. :)
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