mercoledì 7 novembre 2007

oh-oh-oh... Buon Natale!

“Oh-oh-oh… A chi tocca ora?”
“A me”
“Bene, piccino, salta sulle mie ginocchia”
“E’ proprio necessario?”
“Ehm… veramente no, ma diciamo che mi è imposto dal… ruolo. Sono o non sono Babbo Natale?”
“Cominciamo bene, un Babbo Natale in crisi d’identità…”
“Piccino, non essere irriverente. Preferisci stare in piedi? Per me è lo stesso”
“Vabbè, giacché siam qui facciamolo”
“Ooooooh, ecco. Allora, ometto, cosa desideri per Natale?”
“Senta, è proprio necessario usare termini come “ometto”, “piccino” e simili? Mi infastidiscono”
“Allora come dovrei chiamarti? Dottore, forse?”
“In effetti la mia laurea in fisica applicata alle particelle potrebbe darmene il diritto…”
“Laurea? Ma sei un nano o un bambino? Quanti anni hai?”
“Otto”
“E sei già laureato?”
“Mai sentito parlare di “piccolo genio”? Eccomi”
“Cavoli… non avrei mai pensato di conoscerne uno dal vivo”
“Sì, ma adesso non facciamolo diventare un evento eccezionale. Sono pur sempre un bambino”
“Scusa, “Dottore”… allora, cosa vuoi che ti porti Babbo Natale?”
“Mi sta prendendo in giro?”
“In che senso?”
“Secondo lei un dottore in fisica crede ancora a Babbo Natale?”
“Per me può credere anche alla fatina dei dentini e comunque se non ci credi perché sei sulle mie ginocchia?”
“Perché lei mi ha detto di salirci”
“Intendo dire… quando un bambino va da Babbo Natale è logico supporre che sia perché ha delle richieste da fargli...”
“Non parli a me di logica, io nemmeno ci volevo venire qui. Lo faccio solo per far contento mio padre”
“In che senso?”
“Crede che sia troppo “adulto” rispetto alla mia età e spera, in questo modo, di farmi vivere quell’epoca spensierata che, secondo lui, è alla base dell’ottimale sviluppo emotivo-psicologico di un bambino”
“Beh, lo credo anche io. Almeno, di solito è così, per gli altri bambini…”
“Di solito. Peccato che io abbia già pubblicato un libro sulle particelle intitolato “I leptoni: utili o dannosi alla riproduzione per scissione?” e un trattato che insinua dubbi sulla validità della teoria della relatività Einsteiniana”
“Arabo. Per me tutto questo è arabo”
“In arabo usano delle terminologie diverse e hanno un sistema di computo matematico che si avvicina molto al sistema utilizzato nell’antico Egitto che presuppone l’utilizzo dei numeri come veicolo per…”
“Scusa, ma non eravamo qui per le tue richieste natalizie?”
“Ribadisco che io ne avrei fatto a meno”
“Perché, non desideri nulla per Natale?”
“Con gli introiti derivati dalle royalties sui libri, le entrate relative al cachet di partecipazione alle varie trasmissioni televisive scientifiche in qualità di opinionista, posso permettermi tutto quello che desidero”
“E pensare che al mondo ci sono ancora bambini che muoiono di fame”
“Questo perché l’economia mondiale è in mano ad un branco di decerebrati, incapaci del minimo ragionamento pragmatico e della necessaria coesione d’intenti volta ad uno sviluppo più umano e utilitaristico delle risorse”
“Senti, bambino, tu mi fai paura…”
“Perché?”
“Hai otto anni e parli come uno di ottantacinque”
“Errato. Un ottantacinquenne avrebbe la voce più roca e di un’ottava più bassa, questo perché con il passare degli anni le corde vocali prolassano, perdendo di elasticità e divenendo così…”
“Ascolta, nano, adesso hai rotto: o mi fai una richiesta relativa al Natale oppure te ne vai. Che diamine, hai otto anni e sei già laureato, parli come se avessi mangiato uno Zingarelli imbottito di Devoto-Oli, sei pratico di fisica, di anatomia, di economia mondiale e di chissà di quali altri argomenti. Insomma, mi sento una merda, al tuo cospetto. Che diamine! Ho 49 anni, ho il diploma di geometra e sono iscritto ad un’agenzia interinale che mi fa lavorare ogni tre mesi in posti diversi e con mansioni diverse. Sono divorziato, ho due figli, il mio stipendio medio si aggira intorno ai 600 euro al mese, quando va bene, vivo in una roulotte parcheggiata nel giardino del condominio di mia madre e tu, piccolo smorfioso boriosetto, alla tua età puoi già permetterti il lusso di non avere più desideri da soddisfare?”
“In realtà uno ce l’avrei…”
“ … Davvero?”
“Sì”
“Non ci credo”
“Giuro”
“Lo dici solo per farmi contento”
“Assolutamente no”
“Giura”
“Croce sul cuore”
“E quale sarebbe?”
“Posso contare sulla sua discrezione?”
“Certo che sì”
“Sono disposto anche a pagare”
“Ci si può mettere d’accordo”
“Non sia esoso, però…”
“Promesso”
“Voglio una donna”
“… eh?”
“Voglio una donna”
“ … alla tua età?”
“Perché, che c’è che non va?”
“Ma dai, bambino… è impossibile… insomma…”
“Impossibile? Perché?”
“Ma dai, su. Hai otto anni, no? Insomma, non sei in grado di… “
“Di?”
“Ma sì, dai, che hai capito”
“Cosa?”
“Mi stai prendendo in giro, vero? Ok, abbiamo scherzato. Cosa desideri REALMENTE?”
“L’ho detto: una donna”
“Una donna”
“Già”
“E’ la tua richiesta”
“Uh-uh”
“Ma che ci devi fare con una donna?”
“L’amore”
“Uah uah uah uah uah… ok, dai, abbiamo riso, ci siamo divertiti…”
“Non ci trovo niente di divertente”
“Ma suvvia, non puoi avere una donna per… sei troppo piccolo!”
“Chi lo dice?”
“Come chi lo dice? La biochimica lo dice”
“Che ne sa lei di biochimica? Mi ha fatto una testa tanto dicendo che è un povero ignorante col diploma da geometra e poi mi parla di biochimica?”
“Ascolta, non ci vuole una laurea per sapere queste cose… sono stato bambino anche io”
“E questo che significa?”
“Che ho avuto otto anni anche io”
“E’ fisiologico. Dunque?”
“Dunque ad otto anni non si può… fare all’amore”
“Ma lei non è me”
“Cosa vorresti dire?”
“Che non siamo tutti uguali”
“… credo di non capire. Vorresti forse dirmi che…”
“Sono stufo dell’amore solitario”
“Eh? Co… co… cosa?”
“Ma sì, dai… siamo uomini, queste cose possiamo dircele”
“No, aspetta… vorresti dirmi che…”
“Eddai, anche tu ogni tanto… non mi dire che non ne senti l’esigenza!”
“Beh, certo che sì, ma…”
“Allora puoi capirmi”
“Senti, mi stai prendendo in giro, vero?”
“No”
“Cioè, a te il… cosino… già funziona?”
“Sono anni, ormai”
“Anni? Ma tu sei un mostro!”
“Precoce, prego. Precoce in tutto”
“Tu non sei vero”
“Vero come il fatto che sono sulle tue ginocchia”
“Confessa, sei un nano”
“Assolutamente no, ho otto anni, cinque mesi, dodici giorni e qualche ora”
“E vuoi una donna”
“Assolutamente sì. Ho provato a parlarne con mio padre ma anche lui ha avuto la tua stessa reazione”
“Di incredulità?”
“No, ha riso”
“Capisco”
“E’ frustrante”
“Capisco”
“Allora?”
“Allora che?”
“Mi aiuta?”
“Dipende”
“Da cosa?”
“Mi aiuti a trovare un lavoro?”
“Ci puoi scommettere”
“Una casa?”
“Consideralo già fatto”
“Una macchina?”
“berlina, pluriaccessoriata, ultimo modello”
“Non dovrò più fare Babbo Natale al supermercato?”
“Promesso”
“Affare fatto”
“Quando me la trovi?”
“Stasera stessa”
“La sera non posso uscire”
“Domattina”
“Al mattino sono in università”
“Domani a pranzo”
“Meeting con i dirigenti del CERN di Ginevra”
“Nel pomeriggio?”
“Tengo una conferenza su “Il Big Bang è davvero esistito?” all’Istituto di Scienze Astronomiche”
“Aperitivo?”
“Perfetto”
“Ci si vede al Cocoon Bar”
“Ok. Mi riconoscerai dal garofano rosso infilato nel bavero del gessato”
“Nano… ti riconoscerei anche nudo”
“Giusto”
“A domani. E non dimenticare i preservativi”
“Ehm… non so dove comprarli”
“In farmacia, no?”
“Intendo… della mia misura”
“Accidenti, non ci avevo pensato… sei piccolino, in effetti”
“No, mica per quello: non li trovo della MIA misura”
“No, senti, questa non la bevo”
“Giuro!”
“Ma dai!!!”
“Te lo assicuro!”
“Vorresti farmi credere che lì sotto hai…”
“Una belva, sì”
“No, dai… anche questa no!”
“Purtroppo sì”
“Scherzi”
“Ti dico di no”
“Senti un po’… che tu sia un genio mi sta bene. Che tu sia ricco anche. Che sia già attivo sessualmente da anni faccio fatica ma lo accetto. Ma che la natura con te sia stata anche così generosa… beh, questa mi pare proprio una sonora presa per il culo! Ma cos’ho io che non va? Perché tutto a te e a me niente?”
“Non lo so. Fortuna, forse?”
“Ma con cosa ti hanno cresciuto, omogeneizzati alla diossina? Ti hanno esposto alla kriptonite? Sei il figlio segreto di Thor?”
“Niente di tutto questo”
“Ehm… scusate…”
“Eh? Ah, sì, dimmi, bambina”
“E’ mezz’ora che aspetto il mio turno e non ho potuto fare a meno di ascoltare. Se riusciste a definire in fretta la questione vorrei poter esporre le mie richieste, perché alle 11,30 ho un appuntamento per un colloquio di lavoro presso l’ospedale San Bartolomeo. Cercano uno specialista in microchirurgia applicata e non vorrei perdere quest’occasione. Inoltre, se posso permettermi, per quanto riguarda il problema di elefantismo del bambino che ha sulle ginocchia suggerirei di vederci domani nel tardo pomeriggio nel mio ambulatorio per definire… alcuni particolari che trovo… estremamente interessanti, direi”
“La cosa mi stuzzica…”
“Ehi, bambino, dove vai… non dimenticarti del nostro accordo!”
“Quale accordo?”
“Il lavoro, la casa, la macchina e tutto il resto”
“Ah, quello? Credo di non averne più bisogno…”
“Come… ehi, no! Non si fa così, dove andate?”
“Ci pensiamo da soli, non si preoccupi”
“No, un momento, aspettate!”
“… signol Babbo Natale…”
“Chi è? Chi sei? Che cazzo vuoi, tu adesso?”
“… BHUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH…”

4 commenti:

"PG" ha detto...

Ecco, Babbo Natale ha sbagliato, se fossi stato al suo posto l'avrei stirato con la slitta e tutte le renne dopo "è alla base dell’ottimale sviluppo emotivo-psicologico di un bambino"...

Gloria ha detto...

Ma sai che dicono tutti così? Vorrebbero strangolarlo tutti, quel bambino. :) Mica è colpa sua se è un genio, no?

"PG" ha detto...

Sarà un genio ma l'unica cosa che non ha imparato è la modestia e la classe. Quindi o lo gettiamo da un dirupo o l'arotamo (dal verbo arrotare) con la slitta.

Gloria ha detto...

Ahahahahahah.. rupe tarpea? Vabbè, contenti voi lettori... :)